di Luciano Trapanese
Si chiama accanimento terapeutico. Prendete una zona inquinata, dove insistono insieme trentamila abitanti, un nucleo industriale e una fabbrica dismessa imbottita di amianto. In quella stessa area la qualità dell'aria, dell'acqua e dei terreni è compromessa. I primi risultati sui decessi rivelano una altissima incidenza di tumori (molto superiore alla media). Ebbene, in questa stessa area, Pianodardine e la Valle del Sabato (ma lo avrete già capito), ora vogliono installare un biodigestore per il trattamento dei rifiuti. E non solo: il comune di Avellino per liberare piazza Macello dalle polveri sottili, decide nello stesso giorno di trasferire – pensate un po' – proprio a Pianodardine la fermata dei bus. Da una zona inquinata a una molto inquinata. Come dire, di male in peggio.
Ora, mettetevi nei panni dei 30mila residenti della Valle. Per anni sono stati lasciati nel più completo abbandono. Politica e istituzioni hanno chiuso anche due occhi sulle emissioni di alcuni impianti. Per un anno tonnellate di rifiuti hanno continuano a bruciare sostanze tossiche nella Irm. La bomba Isochimica è stata dimenticata quasi fosse una storia passata, e la bonifica sempre rinviata perché «costa troppo». Nel frattempo questa gente ha respirato aria fetida, con quella nuvola bianca a oscurare ogni orizzonte. Soprattutto quello rivolto al futuro.
Vi sorprendereste se quei 30mila, dopo decenni di pacifica sopportazione, decidessero di dire «basta»? Lo fareste anche voi, ne siamo certi. E infatti, se la scelta di continuare a usare la Valle come la pattumiera della provincia – e non solo -, venisse confermata ,sono tutti pronti a fare le barricate. Lo hanno detto e ripetuto.Ma evidentemente resta viva quella vecchia abitudine: nessuno vuole sentirli.
Ora, niente contro il biodigestore e il trattamento dei rifiuti (dopo anni di discariche ci mancherebbe). Ma sentire dei tecnici della Regione che prima hanno individuato Pianodardine come sede ideale per ospitare l'impianto e poi effettueranno un sopralluogo per verificare se in zona ci sono centri abitati, è troppo. Una ignoranza inaccettabile. Il caso Valle del Sabato (ribattezzata Valle dei tumori), è stato più volte trattato dalla stampa nazionale. E proprio per la sua unicità: quella di un nucleo industriale – con diverse fabbriche potenzialmente molto inquinanti – al centro di un'area abitata da 30mila persone. Non conoscere queste rudimentali informazioni è almeno imbarazzante.
Quello che sconcerta è anche il silenzio delle amministrazioni locali, Avellino in primis. Perché nessuno si è sentito in dovere di avvisare immediatamente Palazzo Santa Lucia sulla situazione della zona? Oppure, come al solito, si vuol lasciar intendere che quell'area è così inquinata che un po' di rifiuti da trattare non possono far molto danno?
Il comitato di San Barbato, che unisce tutti gli abitanti della Valle nella lotta all'inquinamento, non resterà con le mani in mano. Mentre continua lo screening per accertare i morti per cancro negli ultimi anni e si raccolgono i fondi per analisi sull'aria e sui terreni, si è in attesa dell'incontro con il prefetto. Nel frattempo si cura un nuovo e più dettagliato dossier da inviare alla procura di Avellino. E rispetto al biodigestore i residenti hanno già detto a chiare lettere che «qui non si farà mai».