Mercogliano

Di polemiche su manifestazioni estive ne abbiamo sentite tante. Ogni anno. Declinate in tutte le salse (le più recenti riguardano Avellino). Ma una di rilievo internazionale, mai. Quest'anno, però, abbiamo deciso non farci mancare nulla. E dall'Irpinia siamo entrati a piè pari nel cuore della questione mediorientale. Allo scontro perenne tra Israele e i palestinesi.

La manifestazione in questione è Castellarte. Chi critica sono i rappresentanti campani del Comitato nazionale palestinese. E il motivo del contendere è il finanziamento all'evento, elargito dall'ambasciata Israeliana in Italia.

Le ragioni sono tutte in una lettera aperta inviata dal comitato agli organizzatori. Per carità, niente di rovente. Ma una serie di puntualizzazioni. Che lasciano aperta comunque una domanda: quali strade hanno portato Israele a finanziare la manifestazione mercoglianese sugli artisti di strada? Non che ci sia nulla di illecito. Assolutamente. Ma certo è bizzarro. Del resto però, le vie del signore sono infinite. Non importa se il signore in questione è quello degli ebrei, dei cristiani o dei musulmani.

La missiva inizia con dei complimenti: «Cari organizzatori di Castellarte Festival Internazionale di Artisti In Strada di Mercogliano, apprezziamo molto il vostro lavoro e vi siamo grati per l’opera culturale che svolgete nel territorio “aprendolo” alla creativa giocosità del Mondo e rivalutando le sue tradizioni artigiane e culinarie, ispirandovi alla “condivisione e dell’impegno come strumento di crescita di una comunità”, come scrivete».

E poi passa subito ai rilievi: «Proprio per questo siamo rimasti di stucco nel notare che tra i vostri sponsor c’è (unica!), un’ambasciata. La stessa che è intervenuta in diverse città italiane negli ultimi due anni con zelo degno di più nobile causa per impedire iniziative culturali già programmate in università e sedi istituzionali, perché i contenuti erano di critica dello Stato d’Israele».

«Quest’Ambasciata - continua la lettera – con tali interventi molto invasivi nella vita culturale del nostro paese e mirati a porre filtri, veti e censure, ha agito in un’ottica agli antipodi della democrazia, del dialogo, del confronto e della libera espressione culturale».

Ma perché Israele dovrebbe finanziare la manifestazione di Mercogliano? Il comitato pro Palestina risponde così:

«La campagna di marketing del Brand Israel è stata lanciata nel 2009 al fine di presentare Israele come “paese normale” e distogliere così l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale dalle sistematiche violazioni dei diritti umani dei Palestinesi e della legalità internazionale da parte del governo. Comprendiamo e condividiamo il vostro orgoglio quando scrivete che il vostro metodo è basato sull’ascolto del contributo di tutti e sulla “scelta di essere economicamente autosufficienti e indipendenti dai finanziamenti pubblici”. Questa libertà, però, a maggior ragione, avreste dovuto mantenerla nei confronti della sponsorizzazione di uno Stato che, a parere di personaggi che ne hanno una cognizione specifica, come l’Arcivescovo Desmond Tutu, hanno qualificato di apartheid».

«E’ questo lo Stato che finanzia il Festival degli Artisti in Strada? - si chiede infine il comitato -. Il teatro invita ad “entrare nel luogo dell’incontro, della riflessione, del dialogo, della parola, delle grida, dei pettegolezzi, della vita vissuta e della “sceneggiata” di essa.” Belle queste vostre parole, ma possono essere vere quando sono sostenute da una “etnocrazia” che come proprio elemento costitutivo ha la segregazione e la discriminazione dell’altro?»

Beh, effettivamente ci mancava. E comunque resta un dato: finiti i fondi statali arrivano quelli elargiti da nazioni straniere. Sempre soldi sono. Che poi sia Israele, la Turchia, l'Iran o la Germania, evidentemente poco importa.

Forse è giusto così. O no?

di elleti