A margine della manifestazione i rappresentanti degli agricoltori consegnano un documento di proposte al consigliere delegato all'Agricoltura Franco Alfieri e al vicepresidente della Commissione Agricoltura della Regione Campania Mino Mortaruolo.
Ai 180 euro con cui viene pagato un quintale di pasta dal consumatore fanno fronte soli 18 euro con cui viene pagato un quintale di grano duro al produttore agricolo: è la semplice quanto eloquente fotografia della crisi dei prezzi dettata dalle speculazioni internazionali che sta mettendo in ginocchio uno dei più importanti settori del made in Italy alimentare nel mondo. A denunciarlo è Agrinsieme Campania, coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, che per costringere le istituzioni a puntare i riflettori sulla sofferenza di migliaia di agricoltori ha organizzato oggi, giovedì 28 luglio a Napoli, un presidio di protesta e di proposta presso l'Isola A6 del Centro Direzionale di Napoli.
“In queste condizioni - afferma Alfonso Di Massa, coordinatore di Agrinsieme Campania - e senza interventi imminenti da parte dei responsabili istituzionali c’è il rischio che molti agricoltori non seminino grano per il prossimo anno mettendo a rischio la materia prima nazionale per una produzione di eccellenza del made in Italy agroalimentare come la pasta”.
C’è da dire che l’annata agraria appena conclusa con rese ottime in molte zone dell’Italia porta la produzione a livelli importanti e supera i 5 milioni di tonnellate. A rendere vana la qualità e la quantità della produzione italiana sono tuttavia le inopportune e inique importazioni mirate ad un chiaro scopo speculativo. La situazione di mercato, partita da una chiusura difficile della campagna precedente è quindi ulteriormente peggiorata al punto che le borse merci sono in difficoltà perfino a comunicare le quotazioni. La riduzione media dell’ultima settimana ha raggiunto i 40 punti percentuali, con punte vicine al 50% all’interno di alcuni areali produttivi.
La crisi in Campania:
La Campania, grazie soprattutto alle sue aree interne, è una delle regioni più importanti in Italia per produzione di grano duro. Attualmente gli ettari a grano seminati in Campania sono circa 90.000, con una produzione stimata di circa 2 milioni di quintali. Molto importante è anche il dato del territorio campano che viene presieduto grazie alla coltivazione di seminativi, che arrivano a coprire il 48,8 % dei 549.530 di SAU (Superficie Agricola utilizzata) del territorio Campano. Ma oltre alla produzione di grano, la Campania è rinomata per la produzione di pasta, basti dire che in regione opera il 15% dei pastifici italiani e che gli stessi campani sono tra primi consumatori di pasta al mondo, con 28 kg a persona.
“Appare dunque paradossale, oltre che criminale - continua Alfonso Di Massa, coordinatore di Agrinsieme Campania - lasciare che azioni speculative possano decretare la fine di questo patrimonio. E' quello che abbiamo detto al presidente Vincenzo De Luca e al consigliere delegato Alfieri, illustrando una situazione in cui i ricavi del grano mandano in rosso il reddito delle imprese agricole. Vanno immediatamente attuate tutte le azioni in grado di ristorare gli agricoltori pesantemente colpiti”.
Le proposte:
Per il rilancio della politica agricola e della filiera cerealicola campana, Agrinsieme ha avanzato una serie di proposte riassunte in un documento consegnato a margine del sit in al Consigliere regionale delegato all'Agricoltura Franco Alfieri e al vicepresidente della Commissione Agricoltura della Regione Campania Erasmo Mortaruolo.
1) PSR 2014/2020: Rivedere completamente il PSR nella scrittura della filiera cerealicola.
Purtroppo il PSR 2014/2020 approvato non ha ritenuto rilevante la filiera cerealicola in Campania. Le conseguenze di questa lettura di come utilizzare i fondi agricoli per lo sviluppo, ha escluso quasi completamente le produzione cerealicole, di conseguenza quasi tutto il territorio delle aree interne. Infatti, i criteri di accesso sia economici che di premialità, sono insuperabili per la maggior parte delle aziende cerealicole. Inoltre, le poche che riescono ad accedere, potranno fare investimenti contenuti.
2) Rinnovamento della filiera
Interventi integrati sia per un ruolo attivo delle imprese agricole nelle fasi di stoccaggio, che infrastrutturali per l’innovazione e ammodernamento di questo comparto. Attualmente in Campania, lo stoccaggio è il comparto che presenta maggiori criticità, soprattutto i centri di stoccaggio dei consorzi agrari, in alcuni casi quasi in abbandono Bisogna ricostruire questo comparto in una logica delle imprese, veloce, dinamico e di qualità.
3) Miglioramento della qualità delle produzioni.
Investimenti con la ricerca per una disponibilità di seme certificato autoctono e di grande qualità, in condivisione con l’industria.
4) Utilizzo dei fondi agricoli per valorizzare e promuovere la pasta campana che chiude la filiera sul territorio.
Redazione Na