Senerchia

Ci sono speranze che solo un figlio può provare per un genitore e viceversa. Speranze che si appendono anche al minimo segnale che invita a continuare a credere. Poi, c’è la razionalità, fredda e analitica, che non può fare a meno di render conto alla realtà: diciannove giorni senza avere notizie di Antonio Rocco, 64enne scomparso fra le vette del Monte Polveracchio quel venerdì 8 luglio.

Ai lettori può sembrare difficile da credere, ma il figlio di Antonio è ancora su quelle montagne alla ricerca del padre.

“Ci ha accompagnato – dice Gerardo Basile, referente dell’accademia Kronos – durante le ricerche. Domenica i nostri volontari, guidati da Fabrizio Lullo, hanno sentito un puzzo provenire dalla valle. Ovviamente, come speriamo, potrebbe trattarsi anche della carogna di un animale. Ma, ieri mattina, quando il figlio di Antonio era con noi, abbiamo avvertito lo stesso puzzo”.

Possiamo solo lontanamente immaginare lo sconforto che prende un figlio, quando il timore di aver perso suo padre per sempre, si fa così forte. Ma, anche stavolta, la razionalità ha avuto la meglio sul cuore.

“Rivoglio mio padre, vivo o morto” – ha spiegato il giovane. E possiamo comprendere il suo stato d’animo. Antonio non può rimanere fra quelle montagne. I suoi figli non l’hanno mai accettato. A partire dalla piccola Arianna che ha mobilitato mezzo mondo, pur di continuare le ricerche del padre. Fermatesi ufficialmente, lo scorso venerdì.

Lei, Arianna, ha mobilitato il paese di Olevano sul Tusciano, che si è stretto intorno alla famiglia Rocco, e il web attraverso la creazione della pagina, “Riportiamo a casa mio papà Nino”. Arianna, ogni volta che ha possibilità di parlare di Antonio, continua a farlo, perché un padre è un padre, e ai propri genitori non si può rinunciare. Anche quando la situazione sembra disperata.

Quindi non possiamo che stringerci intorno al dolore di questa famiglia e all’impegno di chi, come Gerardo e i suoi ragazzi dell’accademia Kronos di Senerchia, continua ad alimentare le loro flebili speranze. Perché i miracoli possono accadere.

Andrea Fantucchio