Riassunto delle puntate precedenti. Leo insieme a Mario e il Pisano su ordine di Ciro, il capoclan, uccide per errore il figlio del boss Aniello Riccio. Il rifugio da Anna, un'infermiera. La sparatoria e la fuga nella casa al mare. L'arrivo dei carabinieri e la corsa verso il porto. L'incontro con Tonino, poi la decisione: andare da Barbara, una prostituta. L'omicidio del pappone e il ritorno. Il rifugio da Letizia, un femminiello molto particolare. L'agguato alla madre e al fratello. La trappola in ospedale. L'arresto di don Aniello. Il piano di Letizia.

Dodicesima puntata (prima puntata, seconda, terza, quarta, quinta, sesta, settima, ottava, nona, decima, undicesima)

di elleti

A mamma l'ho vista da lontano. Non ho detto a nessuno che ero il figlio. Meglio non rischiare. Stava stesa, gli aghi dei lavaggi infilati nelle vene. Pareva che dormiva, di un sonno senza sogni. Dicono che starà bene. Non ci credo. Quando si sveglia le verranno pensieri pieni di dolore. Le hanno ammazzato un figlio davanti agli occhi. E l'altro, che sarei io, tiene la colpa di quello che è successo. Non so neppure se mi guarderà più in faccia. Sto là, come un fesso a guardarla, la faccia di uno che vuole piangere e si trattiene.

Poi è lei a spingermi dentro le lacrime. Passa nella sua uniforme bianca, i capelli neri e lisci a coda di cavallo. Vedo la nuca, quel neo proprio al centro. Riconosco anche la danza dolce delle cosce. Lei. Anna. E' di nuovo al lavoro. L'avevo lasciata nella casa al mare. Me n'ero andato senza parole, mentre lei aspettava le guardie. Pensavo che l'avessero nascosta da qualche parte, sotto protezione. Ma quello è un benefit per chi canta. Forse lei è stata zitta. O ha detto giusto quattro fesserie per farli contenti. Le vorrei parlare. Ma non è cosa. Non ora. Forse la può contattare Barbara, o Letizia. Ma sapere che sta qui è una buona cosa.

Torno a casa. Nel quartiere neppure si chiedono chi sono. Ollivùd mi ha sistemato bene: sembro uno sfessato, uno dei tanti. Uno che puoi incontrare pure dieci volte ma ogni volta non ti ricordi di lui.

Barbara mi racconta come è andata nel bordello dei ricchi. Tiene la voce un poco rauca, fuma una sigaretta. Il fumo riempie la stanza. «Ma hai capito niente? Mi è capitato pure uno che voleva solo guardare. Non mi ha neppure sfiorato. Ha pagato e si è messo sopra alla poltrona. Ho fatto le cose mie e gli è bastato. Un altro voleva essere trattato una schifezza. L'ho pigliato a schiaffi e vaffanculo. Più lo trattavo a chiavica e più era contento. Mi sono sfogata buon' e meglio. Ne tenevo bisogno. Quando se n'è andato mi ha baciato la mano. Un signore, ma gli ho fatto le chiappe viola».

Sembrava una bambina. Poteva raccontare di tutto, ma non perdeva mai la sua innocenza. Dentro era candida, come un'anima buona. Una puttana senza peccato. Pure quando ha ficcato il tacco a spillo nel cannarone del pappone era innocente. Si stava solo difendendo. Mi parlava e stava nuda davanti allo specchio. Si stava togliendo il trucco. Le guardavo la schiena e il culo. E non so perché, ma non mi veniva il desiderio. Sentivo un'altra cosa, una specie di tenerezza. Volevo abbracciarla, ma solo per tenermela vicina. Dopo tanti giorni pieni di puzza di morte, lei e Letizia avevano aggiustato un poco il casino. Non stavo più di fronte a un muro con le bestie feroci che mi volevano acchiappare. Ci stava una via d'uscita. E quella casa, quel quartiere, loro due, mi avevano dato un posto caldo, sicuro. Dove ci stavo senza la paura addosso. E potevo pure pensare a come schiattare Ciro e le sue mezze cartucce.

Alle dieci è tornata Letizia. Fuori era così scuro che oltre al nero non si vedeva niente. Ci stava pure Peppe Lacrima. Stavano agitati.

«La guerra è cominciata». Letizia si era seduta sulla poltrona. Teneva accavallate le gambe. Vedevo il suo piede da maschio dentro la sottile scarpa a spillo. Lacrima era rimasto in piedi. Le mani in tasca. Zitto, come sempre. Uno sguardo che non diceva niente. Come un giocatore di poker.,

«Ho fatto secco Nicola Saporito. Il fratello del boss dei quartieri. L'ho aspettato dentro al portone. Stava solo, si sentiva troppo sicuro. Ha pensato che ero una mezza zoccola. E che pericolo gli poteva dare una mezza zoccola? Non ha fatto manco in tempo a vedere il coltello che già teneva la gola squartata. Sono uscita come sono entrata. Non mi ha visto nessuno. Quello l'ho lasciato a terra, vicino all'ascensore. E' affogato dentro al suo sangue».

- E allora?

Tutto a posto. Me ne sono andata a lavorare, tenevo un cliente là vicino. Una visita a casa. Uno che non tiene scuorno dei femminielli. Peppe s'è fatto un giro un'ora dopo. I Saporito stanno come i cani. Tutti pensano alla stessa cosa, che è stato quella lota di Ciro. Che vuole dare un segnale forte: la roba di don Aniello è roba sua. La verità è che la guerra a Ciro la volevano già, aspettavano solo l'occasione. E il fatto che hanno ammazzato Nicola gli spiana la via. Tanto a Nicola non lo cacava nessuno. Neppure suo fratello. Dentro la famiglia non serviva a niente. Spendeva solo i soldi alle corse di cavalli. Però sempre il fratello del boss era...»

- Mò che facciamo? - Chiedo a Letizia.

- Niente, e che vuoi fare? Mo ci stiamo tranquilli a fare i cazzi nostri. Si scornassero tra loro. Noi ci facciamo vedere quando sarà il tempo. E mo' non è ancora tempo.