Baronissi

Una “lanterna” per la Due Principati. Alla corte di coach Veglia arriva la palleggiatrice genovese Giada Gorini, classe ’88, altezza 181 centimetri. La regista ligure farà compagnia alla brava Martina del Vaglio. Quest’ultima è stata riconfermata in B1 alla stregua della centrale Carmen Gagliardi, previo rinnovo congiunto del prestito dalla VolAlto Caserta, società amica che la P2P ufficialmente ringrazia.

Gorini è alla sua terza esperienza in Campania: nel 2010/11 aveva palleggiato a Sala Consilina in B1 e l’anno successivo s’era trasferita a Pontecagnano, in A2. E’ reduce dall’esperienza di Maglie dopo aver lasciato Frascati la passata stagione al giro di boa. Gorini è una giocatrice di comprovata esperienza ed ha già “tastato il polso” al girone centro-Sud che ospiterà la matricola Due Principati. “La B1 è un campionato complicato  - esordisce l’alzatrice genovese - e nel nostro raggruppamento il coefficiente di difficoltà è a mio giudizio superiore perché al fattore tecnico si unisce la componente logistica: trasferte abbastanza lontane, necessità di gestire energie prima e dopo le partite. Non ci saranno squadre materasso, perciò sarà fondamentale farsi rispettare innanzitutto tra le mura amiche. Non so dove potrà arrivare la Due Principati ma io sono convinta – e lo dico senza nascondermi ma nello stesso tempo senza presunzione – che possa ben figurare, veleggiando a ridosso della zona che conta. La messinese Santa Teresa e l’Aprilia, che punta molto sul bunker amico, stanno allestendo ottimi roster e potrebbero essere avversarie di prima fascia. Poi ci sono le pugliesi che hanno pubblico, tradizione e blasone e poi il gruppone nel quale può inserirsi la P2P”.

La carriera. A sedici anni, Gorini era già in B1: la mattina a scuola e il pomeriggio in palestra, a Vicenza. All’attivo ha anche un titolo italiano under 18. Il primo anno in serie A2 l’ha disputato a San Vito dei Normanni nel 2008/09: campo caldo e ambiente passionale che trasuda pallavolo, insomma un’esperienza che l’ha forgiata. Poi Sala Consilina nel 2010/11 e nelle stagioni a seguire le tappe di Pontecagnano, Olbia, Corato, Terracina, l’anno scorso a metà tra Frascati e Maglie. L’album dei ricordi campani è fermo sulla pagina di Sala Consilina “una famiglia – ricorda e dice Gorini – la prima esperienza in un campionato di vertice che è sempre una dimensione che aiuta molto perché quando vinci ti diverti di più”.

Prime dichiarazioni. Gorini e la Due Principati sono state protagoniste di una trattativa serrata. “Quando mi ha contattato Baronissi, ho riflettuto, ho ponderato, ho parlato con il presidente Montuori, il diesse Cutolo, l’allenatore Veglia. Ho ascoltato e mi sono resa subito conto di essere di fronte a un déjà-vu: stesso ambiente di Sala, sereno, passionale, familiare. Il progetto della Due Principati guarda lontano; la vittoria dello scorso campionato ha fatto rumore; la società è seria, solida, ha le idee chiare. Ecco perché ho accettato il trasferimento. Qualche giorno fa, ha fatto da apripista Irene Padua che ho sempre affrontato da avversaria fin da piccola in sfide epiche ma che conosco da una vita”. Come va servita a Baronissi? “Irene attacca una palla molto veloce e questo diverte di più la palleggiatrice. Ne parleremo insieme al coach Veglia e anche insieme alla mia nuova compagna di reparto, Martina del Vaglio. Ho grande stima di lei, l’ho già vista all’opera ad Arzano in B1. E’ brava quanto me, credo che fisicamente non le manchi nulla, ha centimetri, stazza e presenza sotto rete. Ci scambieremo tanti consigli e accorgimenti. Saremo di aiuto reciproco. Sono motivata, carica, pronta per questa nuova avventura. Sta nascendo una squadra competitiva ed averla sempre al completo, con un roster di alto profilo, è quanto di meglio si possa chiedere ad un allenamento sia specifico, di ruolo, che di squadra: più è livellato il sei contro sei e più si è addestrati alla partita già dalla prima seduta settimanale”. Il rito estivo di ogni spogliatoio di volley è la caccia al numero di maglia e neppure Giada Gorini si sottrae. “Di solito ho giocato con il numero 4 e quasi sempre me l’hanno lasciato, un po’ per superstizione e un po’ perché sto invecchiando. Ci scherzo su perché il ruolo della palleggiatrice nel volley è sui generis e ritengo che una regista non sia mai troppo anziana per continuare ad imparare. Nello stesso tempo, più esperienza e pallavolo giocata ci sono nelle mani e meglio è”.

Redazione Sport