di Luciano Trapanese
Tra una settimana il Parlamento inizia la discussione sulla legalizzazione della canapa indiana. C'è chi annuncia le solite barricate (come sulle unioni civili), ma la legge – firmata da Pd, 5 Stelle, Sel – sembra, almeno nei numeri, blindata. Insomma, mai come questa volta la “marijuana libera” potrebbe diventare realtà. Dopo trent'anni di battaglie (Pannella docet), marce indietro clamorose (la durissima Fini-Giovanardi), fino all'ultimo approccio, meno ideologico e soprattutto consapevole che il contrasto senza se e senza ma ha prodotto solo carceri piene di giovani incensurati e introiti enormi per la criminalità. Ma soprattutto, dopo la legalizzazione in molti stati Usa, il Colorado in particolare, qualcuno ha fatto due conti: la legalizzazione, gestita dai Monopoli, prevede entrate per lo Stato superiori a otto miliardi l'anno. In tempo di crisi, sono soldi fondamentali: basterebbero per rimettere in sesto la sanità pubblica.
In Campania, terra tradizionalmente di canapa (veniva utilizzata fino agli anni '60 dai contadini per avvolgere le fascine), e di buona qualità, l'indotto economico potrebbe essere significativo. Di certo superiore allo sfascio socio-economico provocato dalla disastrata industrializzazione, immaginata nel dopo terremoto e miseramente fallita meno di dieci anni dopo.
Ma prima dei possibili risvolti campani, vediamo cosa prevede la normativa.
La vendita. Previa autorizzazione, si potrà coltivarla e lavorala: la vendita al dettaglio avverrà in negozi dedicati, forniti di licenza dei Monopoli. E' vietata l'importazione e l'esportazione.
Cure mediche. E' consentita l'auto coltivazione per fini terapeutici. Saranno più semplici le modalità di consegna prescrizione e dispensazione dei farmaci a base di cannabis.
Divieti. Non si potrà fumare in nessun luogo pubblico e in nessun luogo aperto al pubblico, nemmeno nei parchi.
In auto. Resta il divieto di guida in stato di alterazione con le relative sanzioni previste dal codice della strada.
Fondi. I proventi derivanti dalla legalizzazione saranno destinati per il cinque per cento a finanziare i progetti del Fondo nazionale per la lotta alla droga.
Quantità. I maggiorenni potranno detenere una modica quantità per uso ricreativo: 15 grammi a casa, cinque fuori casa. Divieto assoluto per i minorenni.
L'erba di casa. Sarà possibile coltivare a casa fino a 5 piante e detenere il prodotto da esse ottenuto, basta una semplice comunicazione al Monopolio. Vietata la vendita del raccolto.
Social marijuana. Ai maggiorenni residenti in Italia sarà consentita la coltivazione in forma associata in enti senza fini di lucro, fino a 50 membri (ogni socio cinque piante).
Come si vede una legalizzazione tout court, con qualche ovvia limitazione, ma che di fatto apre le porte alla coltivazione di canapa (da rivendere ai monopoli), come possibile fonte di guadagno. Una impresa verde, che del resto può destinare anche buona parte della produzione alle aziende farmaceutiche (gli effetti della canapa sono importanti per i dolori articolari, l'artrite reumatoide, i disturbi alimentari e altro...).
Usciamo dalla contrapposizione ideologica, altrimenti finiremmo per infilarci in quell'imbuto che impone una domanda imbarazzante: perché l'alcol sì (che porta dipendenza), e la marijuana no (che al contrario non ne provoca)? E diamo per scontato un dato di fatto: l'abuso di qualsiasi sostanza è nocivo, dal caffè in giù.
Quello che ci interessa è capire come la Campania potrebbe trarre giovamento dall'eventuale approvazione della legge. Come detto la nostra regione si presta alla coltivazione della canapa di qualità. L'Agro Nocerino Sarnese, l'Alta Irpinia, alcune zone del Sannio (quelle dove era fiorente l'industria del tabacco, quindi la Valle Caudina in particolare), il Serinese (con l'intera fascia del Terminio), alcune aree del Vesuviano, ampie zone del Cilento e del Casertano. Insomma un po' ovunque le piantagioni di canapa indica (la sativa si coltiva già in diverse aree, ed è legale perché a basso contenuto di thc, che è la “sostanza stupefacente”), potrebbero crescere rigogliose. Per paradosso potrebbe essere il là per una rinascita (del tutto nuova e inattesa), della nostra agricoltura. Meno pomodori e più “erba”.
La legge è dietro l'angolo. Salvo sorprese o dietrofront di Pd o 5 Stelle potrebbe essere approvata in tempi brevi. Voi cosa ne pensate? Ritenete sia un pericolo o una opportunità?