La storia di Sanna Conteh sbarca sulla Rai, il suo sorriso, misto a una vena di malinconia, ha colto l'attenzione di tutti durante la trasmissione pomeridiana “Estate in Diretta”. Stavolta non si parla delle qualità sportive dell'attaccante classe '96, stavolta è tutto incentrato sul peso sopportato dal gambiano, un peso ben più grande della sua età, un fardello che potrebbe schiacciare chiunque, figurarsi un ragazzo di appena vent'anni che decide di lasciare il suo paese natio, la sua famiglia per cominciare un viaggio. Una traversata della quale, il più delle volte e i notiziari ne sono pieni, si sa quando si parte e non si sa quando e soprattutto se si arriva. Sanna fa parte di quelli che possono dire di avercela fatta, uno di quelli baciati dalla fortuna, uno che è riuscito a mettere i piedi sul suolo italiano cominciando a cullare il sogno di diventare un calciatore. L'unica attività che gli da gioia e che sa fare meglio. Un racconto che parte dalla Gambia, arriva in Sicilia e si conclude nel Sannio, a Vitulano, primo posto nel quale è stato accolto, non il primo dove ha potuto dimostrare di avere grandi doti.
“Il primo aiuto mi è arrivato da Ciro – inizia Conteh – ma la prima persona che mi ha fatto sentire in famiglia è stato Massimo”.
La persona è facilmente individuabile. Si tratta di Massimo Taddeo, presidente della Forza e Coraggio, la prima squadra che ha provato il giocatore. Un matrimonio fatto se non fosse stato per qualche intoppo burocratico. E allora il passaggio al Vitulano con Rivellini. Tutto raccontato con il sorriso, tutto descritto nei minimi particolari, ma Sanna ha vent'anni, sa emozionarsi, ogni tanto il peso dei ricordi emerge ed è schiacciante, e allora le lacrime non possono essere trattenute, sono l'espressione di ricordi, di difficoltà, ma anche di grande affetto e amicizia, di una nuova famiglia che ha saputo abbracciare il giovane calciatore. I messaggi di Ciaramella, sua allenatore all'Audax Cervinara, di Franco Pitaniello, giornalista caudino, e dei compagni e tifosi, hanno fatto breccia. L'unico momento in cui il sorriso si è trasformato, spento. Un po' come un'eclissi, capita raramente ma coglie l'attenzione di tutti che si fermano a vedere. Le lacrime di Conteh hanno rappresentato l'eclissi in un mondo fatto di sorrisi lucenti. Un sorriso che ha fatto difficoltà a riemergere quando ha preso la parola il presidente Ricci.
“Un leader, anche se giovanissimo. Un ragazzo dalle grandi doti umane ed eccezionali doti sportive. Per questo a dicembre lo abbiamo voluto e ci ha dato una grossa mano per vincere il campionato”.
Ma una cosa è certa, far parlare Sanna di calcio significa ridargli la gioia. La possibilità di sfondare nel calcio che conta è concreta, una spinta che arriva dalla sua volontà e dall'impegno morale. Quello di mandare soldi in Gambia per aiutare la famiglia e i fratelli.
“Fiero di me? Non saprei rispondere a questa domanda. Faccio quello che devo fare, aiuto la mia famiglia nelle cose basilari come il cibo e la scuola. E lo faccio attraverso il calcio, sperando di poter iniziare l'avventura con l'Avellino”.
Una storia che sa di favola, uno scambio culturale in un periodo in cui si sentono altre storie. Quella di Sanna è la vera integrazione con il lieto fine che deve essere assolutamente scritto e deve avere la forma che aveva nei suoi sogni.
Redazione