San Salvatore Telesino

C'è una falla che gli inquirenti ritengono di aver aperto nella chiglia della ricostruzione offerta da Daniel Ciocan, 21 anni, rumeno, da ieri sera – come anticipato – non più l'unico indagato – gli fa compagnia la sorella Cristina, 29 anni – nell'inchiesta sulla terribile fine di Maria, la bimba di 9 anni, anch'ella rumena, trovata senza vita il 19 giugno, a San Salvatore Telesino, nella piscina di un casale. Si procede per omicidio (l'ipotesi di reato contestata in concorso alla donna) e violenza sessuale: i capitoli del codice aperti su una storia agghiacciante.

Il buco che gli investigatori sono convinti di aver individuato nelle affermazioni di Daniel è circoscritto ad una determinata fascia oraria – tra le 20.40 e le 21.05 di quella maledetta domenica - e riguarda la posizione della sua Polo. Il giovane ha sempre dichiarato di aver lasciato Maria intorno alle 20 nei pressi della chiesa, dopo aver provato con lei a raggiungere in auto Telese, per prendere la sorella, e di essere finalmente riuscito, successivamente, passando per Castelvenere, ad arrivare nella cittadina termale e a far salire a bordo la familiare. Con la quale, poi, era tornato a San Salvatore Telesino. Una volta in paese, aveva fermato la macchina in un parcheggio che lateralmente è dominato dal casale, quel giorno chiuso; quindi entrambi si erano diretti da un vicino, per mangiare un pezzo di torta. Un racconto che Procura e carabinieri considerano non veritiero. Perchè l'analisi del tracciato fornito dal gps installato sulla Polo indicherebbe che la stessa, a quell'ora, era dalla parte opposta; dunque, sul versante che dà su piazza Pacelli (dove erano sistemate le giostre), nelle vicinanze della piscina nella quale, pochi minuti dopo la mezzanotte, era stato scoperto il dramma. Un dato che ha indotto gli avvocati Giuseppe Maturo e Salvatore Verrillo, che assistono, rispettivamente, Daniel e Cristina, ad avvalersi, come atto di indagine difensiva, di un tecnico al quale sarà affidato il compito, utilizzando un gps dello stesso modello di quello in dotazione alla Polo, di mappare, appunto, la posizione dell'auto in quei venticinque minuti.

Dopo gli interrogatori dei due indagati, con Cristina che aveva confermato il racconto di Daniel, l'attesa è ora per le prossime mosse del Procuratore reggente Giovanni Conzo e del sostituto Maria Scamarcio, che, oltre agli elementi fin qui emersi come contraddizione, potrebbero avere a disposizione altre carte da giocare sul tavolo della traduzione dei sospetti fin qui nutriti in possibili e presunti indizi di colpevolezza. Anche alla luce dei risultati scientifici e medico legali. L'abbiamo già scritto ieri: ai due fratelli era stato chiesto di tergersi il collo con una salviettina; un tampone poi fatto annusare ai 'cani molecolari' che stanno cercando ogni possibile traccia nei luoghi dell'orrore.

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