San Salvatore Telesino

Non hanno mai avuto alle loro dipendenze, anche occasionalmente, persone di nazionalità straniera, tantomeno la sera del 18 giugno a San Salvatore Telesino. Nessun dubbio per i giostrai della provincia di Caserta che i carabinieri hanno dovuto nuovamente ascoltare dopo le affermazioni del papà della bimba di nove anni, rumena, trovata senza vita nella piscina di un casale. Violentata ed uccisa, aveva accertato l'autopsia.

Assistito dall'avvocato Fabrizio Gallo, qualche giorno fa l'uomo aveva infatti sostenuto di aver notato la sera del 18 giugno – il giorno prima della scoperta del dramma – due giovani, probabilmente rumeni, che si aggiravano nei pressi delle giostre, forse perchè davano una mano, installate in piazza Pacelli per la festa di Sant'Anselmo, e di averli poi riconsciuti attraverso alcune foto su facebook. Una circostanza esclusa dai giostrai, che hanno ribadito di non aver mai impiegato come lavoranti, anche saltuariamente, cittadini stranieri. Se quei due giovani erano da quelle parti, non avevano dunque a che fare con loro.

E' l'ulteriore elemento che costella un'indagine che attende ancora la svolta definitiva. Una storia agghiacciante al centro di un'attività investigativa che domani sarà scandita dalle ulteriori analisi dei Ris sugli indumenti della vittima, nella speranza che restituiscano tracce biologiche. Nel frattempo, continua il lavoro di verifica ed incrocio delle dichiarazioni dei tantissimi testimoni che sono stati escussi, in queste tre settimane, in un'inchiesta nella quale è stato fin qui chiamato in causa solo Daniel, 21 anni, anch'egli rumeno, dal cui telefonino sono statti estratti tutti i file che custodiva. Difeso dall'avvocato Giuseppe Maturo, il giovane si è sempre detto estraneo alla terribile fine toccata a Maria. La sensazione – l'abbiamo già sottolineato ripetutamente – è che sullo sfondo ci sia del non detto: silenzi che inquietano, dettati, forse, dalla paura.  

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