Scafati

Dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Alfonso Loreto, giovane capo dell'omonimo clan attivo a Scafati, la Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno vuole vederci chiaro sui presunti rapporti tra l'Amministrazione Comunale e i gruppi camorristici locali, ma anche su ipotetici contatti con il clan dei Casalesi. Sono stati pertanto eseguiti accertamenti e perquisizioni presso le abitazioni dei familiari del sindaco Pasquale Aliberti. Non è la prima volta che accade. L'inchiesta sul presunto patto tra politica e camorra va avanti, infatti, da almeno 10 mesi. Già nel settembre scorso vennero effettuati controlli presso le abitazioni della famiglia Aliberti, ed anche presso le sedi delle attività lavorative e professionale ad essa riconducibili. 

Gli inquirenti ipotizzano un asse criminale tra l'attuale gestione amministrativa del Comune di Scafati e il clan Loreto-Ridosso, con ipotesi di reato di voto di scambio politico-mafioso per le elezioni amministrative del 2013 e le regionali del 2015. Nel mirino, ancora una volta, finisce il sindaco Pasquale Aliberti, che si dichiara totalmente estraneo rispetto alle vicende per cui risulta nel registro degli indagati.

«Non ho mai ricevuto alcuna comunicazione circa le conclusioni delle indagini - spiega il primo cittadino di Scafati - Se ci sono delle accuse mosse dai miei avversari politici, se c'è un pentito che fa delle dichiarazioni, è giusto che la magistratura faccia il suo corso. Sono sereno. Non ho mai preso un caffè con un camorrista, non ho parlato con un malvivente, nè ho mai stretto le mani ad un criminale. Mi dispiace per la mia famiglia per il clamore mediatico e le conseguenti pressioni che sta subendo, ma anche per la Città, per la quale va a rilento la programmazione amministrativa perché tante energie se ne vanno per far fronte alle vicende giudiziarie».

 

Rocco Fatibene