Nola

A Nola e nel Vesuviano trovarono epicentro e culla la vecchia e nuova camorra che resero note alle cronache le vicende dei vari Raffaele Cutolo, Carmine Alfieri, Galasso e i fratelli Russo. Poi, gli arresti. I boss che finiscono dietro le sbarre. Le gerarchie che si capovolgono. I territori che diventano terreno di conquista per nuove e più spietate leve. La geografia criminale che cambia. Ne abbiamo parlato con il Procuratore Capo di Nola, il dottor Paolo Mancuso. «L’area a nord di Nola, penso ai territori di Cercola e Pomigliano d’Arco, sentono particolarmente l’influenza del napoletano dove c’è una camorra liquida i cui capi cambiano in continuazione. L’area nolana è invece terra di conquista – spiega il pm Mancuso – In realtà, nessun gruppo è riuscito a predominarla. Ci sono tentativi di vecchi esponenti del clan Russo, ma anche tentativi di infiltrazioni che vengono dall’avellinese, in particolare dal Vallo Lauro. Poi, nel Vesuviano, c’è l’area storicamente controllata dal gruppo Fabbrocino che, a mio parere, un po’ come quello dei casalesi, rappresenta l’ultimo gruppo di camorra vera in Campania».

Per il Procuratore Capo di Nola, Paolo Mancuso, i nuovi gruppi criminali che scorrazzano nel Nolano e nel Vesuviano, basando principalmente il proprio business su spaccio ed estorsioni, sono tutt’altra cosa rispetto alle classiche organizzazioni di stampo camorristico. «E’ una camorra diversa rispetto a quella che intendevamo una volta – aggiunge il pm Mancuso – Una camorra che ha perso gli obiettivi di grande concorrenza alle Istituzioni dello Stato. La chiamiamo camorra perché ha ancora una forte capacità di intimidazione che, a mio parere, è dovuta soprattutto alla mancanza di consapevolezza diffusa di quanto questi siano sei tiri di carta». 

 

Rocco Fatibene