Avellino

di Luciano Trapanese

Non se ne parla molto. Forse l'argomento è ritenuto poco interessante. Ma la situazione degli anziani che vivono – e di molto – sotto la soglia di povertà non può essere ignorato. La questione riguardava fino a qualche anno fa soprattutto l'estate, quando giovani vacanzieri parcheggiavano i vecchietti in qualche struttura sanitaria o semplicemente li lasciavano soli, nonostante le evidenti difficoltà. Oggi – con la lunga crisi economica - la situazione è ben più grave, e non si limita certo ai pochi mesi della bella stagione. Basta un dato, diffuso dalla Cisl nei giorni scorsi, l'ottanta per cento degli anziani campani vive con pensioni al di sotto dei mille euro. E di questo ottanta per cento, il quarantadue per cento riceve meno di 500 euro. Capite bene che se da quel mensile si deve togliere il fitto di casa e le bollette, il necessario per sopravvivere si riduce quasi a zero. Ma non solo. Tutto si complica se insorgono inevitabili problemi di salute. In particolare se viene minata l'autosufficienza. In quel caso o si ha la fortuna di avere dei figli che si occupano dei genitori, o l'alternativa è il dramma. Le badanti sono inaccessibili (per i costi). Il ricovero in un ospizio praticamente impossibile: i prezzi oscillano tra mille e 500 e tremila euro. Roba per benestanti. I tagli alla sanità hanno anche ridotto la possibilità di accedere all'assistenza medica domiciliare. E le lunghe liste d'attesa hanno reso quasi impraticabile il ricorso a cure mediche veloci ed efficaci.

Un quadro davvero nero, e che – soprattutto – viene continuamente ignorato. Si parla sempre e solo di giovani, futuro e quel che sarà. Che è cosa sacrosanta, ci mancherebbe. Ma c'è un presente, per chi ha avuto un passato, che merita la stessa attenzione. Eppure, dal governo nazionale in giù, la questione terza età non viene declinata in nessun modo. Si è arrivati a dire che chi ha la possibilità di avere una pensione può definirsi fortunato e deve tacere. Beh, certo. Dipende dalla pensione. Se è così misera (come per l'ottanta per cento degli anziani), da costringerti alla fame, ti impone di non curarti, e tutto questo dopo quaranta anni di lavoro e sacrifici, davvero è difficile catalogare queste persone alla voce “privilegiati”.

La verità è che gli anziani non hanno voce. Non scendono in piazza a protestare. Sono silenziosi, quasi invisibili. Anche se sono tanti. Una fetta di società chiusa in un angolo. Ammucchiata in una sala d'attesa senza domani. Ma quel che è peggio, senza neppure un oggi dignitoso.

Il governo li ignora, la Regione anche, i Comuni non hanno soldi. Il welfare si è ridotto a niente. Sono soli, senza rete. Chiusi – spesso - nella loro disperata solitudine. Del resto anche il dato dei suicidi parla chiaro. L'ottanta per cento delle persone che si tolgono la vita ha più di settanta anni. Eppure, anche i loro suicidi non fanno rumore. Non spingono a nessuna analisi. Non invitano a nessuna riflessione. Anche la più estrema forma di protesta, cade nel vuoto. Gli anziani non hanno il diritto di parlare. E se parlano, non devono dare fastidio.