Santa Lucia di Serino

La strage di Dacca ha colpito anche l'Irpinia, anche se indirettamente: il fratello di una delle vittime, Simona Monti, don Luca è parroco a Santa Lucia di Serino da circa un anno. Simona era incinta di sette mesi ed è stata sgozzata, trucidata come gli altri perché non conosceva il corano. Dopo avere appreso della morte della sorella e partito per Magliano Sabina dove risiede la famiglia: «Questa esperienza di martirio per la nostra famiglia spero possa contribuire a costruire un mondo più giusto e fraterno», ha detto don Luca prima di partire.

«Una ragazza da prendere come esempio, una sorella che tutti vorrebbero avere, mi avresti fatto diventare zia....la notizia più bella del mondo....e tu così felice di diventare mamma. adesso tutto questo non c'è più per colpa di gente che sono bestie e mi hanno portato via i miei affetti.. Non vedevo l'ora di abbracciarti e vederti con quel pancione.», racconta Susanna Monti sorella di Simona in un post su facebook. 

 

Era originario del Casertano, di Piedimonte Matese, e si era trasferito ad Acerra (Napoli) nell'ottobre del 2015, Vincenzo D'Allestro, 46 anni, una delle nove vittime italiane trucidate dal commando dell'Isis nel ristorante di Dacca (Bangladesh) frequentato da occidentali. Dieci ore di terrore e di sangue, 13 minuti per il blitz delle forze speciali bengalesi, poi il conteggio infinito dei morti, dei feriti, dei sopravvissuti. D’Allestro nato a Wetzikon, in Svizzera, era nel locale dove è avvenuta la strage in compagnia di un'altra delle vittime italiane, Nadia Benedetti, che nella capitale ha un negozio. Anche la moglie, Maria Gaudio, coetanea di Vincenzo, è originaria di Piedimonte Matese. Vincenzo e Maria si erano sposati nel 1993.

L'uomo era in Bangladesh per l'ennesimo viaggio d'affari. Maria, questa volta, non l'aveva seguito.

Nel Casertano, i sindaci dei due comuni, Enzo Cappello (Piedimonte) e Franco Imperadore (San Potito), hanno già fatto disporre a mezz'asta le bandiere issate sui Municipi. 

di Siep