San Valentino Torio

No. Non può perdonare. Una parola che racconta di aver dimenticato la scorsa domenica sera, quando sua figlia è finita all'inferno, per poi risalire e denunciare tutto quanto accaduto in quel garage. Parla la madre della ragazzina di 14 anni violentata dal branco. Due ore di violenze sessuali in gruppo nel box di un garage di San Valentino Torio. Una violenza commessa da cinque ragazzi, ora nel centro di prima accoglienza di Salerno, in attesa della convalida. Una ragazzina come tante in giro in una sera d'estate con la pagella presa da poco piena di buoni voti e il sogno di fare la cuoca nel cassetto. 

«Vorrei far vedere ai loro genitori solo il luogo dove è stato consumato questo orrore, là è finita la vita di bambina di mia figlia. Magari non ha un padre ma la mamma ce l’ha e io l’ho cresciuta con le bricioline, dopo di lei ne sono arrivati altri e lei mi ha aiutato». Così la madre a La Città di Salerno.

L'hanno aspettata e le hanno tolto il cellulare secondo quanto denunciato. Poi l'hanno trascinata sotto quel garage. Ma chi la ragazza stuprata e cos’altro è accaduto in quel garage degli orrori?  Nelle parole della mamma rilasciate a La Città il ricordo di due ore che hanno cambiato per sempre una ragazzina. E poi quei morsi sulle braccia... «Io a quello che ha dato quei morsi a mia figlia me lo mangio vivo».  

Intanto la procura chiede per il branco il carcere di Nisida. La massima misura di sicurezza quella invocata dal sostituto procuratore Angelo Frattini nei confronti di tutti e cinque i ragazzi che avrebbe partecipato allo stupro della 14enne (l’altro ieri ha compiuto 15 anni) di Sarno. Oggi la decisione del giudice per le indagini prelimi- nari, Maria Rosaria Minutolo. Hanno tutti una età compresa tra i 15 e i 17 anni.  Di questa storiaccia avvenuta in una afosa sera d'estate a San Valentino Torio - diecimila abitanti, un paesino vicino a Sarno, di tradizioni contadine, ordinato e pulito, dove si fa l'infiorata e dove ogni anno si celebra la festa degli innamorati - si sa poco e si sa tutto. Ieri la carica dei barbari del web. C'è stato chi ha dato a quella ragazzina la colpa di quanto accaduto.  È la vendetta, forse, di qualcuno tra i parenti dei ragazzini arrestati, che reagisce con un «avete visto bene quella come si concia e se ne va in giro?». Fortuna che, a controbilanciare gli insulti e le solite accuse gettate in campo per ribaltare i ruoli e far apparire colpevole la vittima, ci siano altri messaggi, soprattutto delle amiche, che rintuzzano i primi, ribadendo che «la vittima è lei, non loro».

Siep