Ultima tappa del processo per lo stupro di Pizzoli (L'Aquila) nel quale è imputato Francesco Tuccia, ex militare di Montefredane, condannato in Appello a 8 anni di reclusione per violenza sessuale nei confronti di studentessa universitaria di Tivoli. Domani la Corte di Cassazione si pronuncerà mettendo la parola fine al processo oppure rimettendo tutto in discussione. I fatti si sono verificati tra l'11 e il 12 febbraio del 2011 all'esterno di una discoteca. La giovane studentessa venne lasciata in una pozza di sangue all'esterno del piazzale all'epoca innevato. C’è tanta tensione sia dalla parte offesa che dalla parte della difesa. Gli avvocati difensori di Tuccia e della studentessa, Alberico Villani ed Enrico Maria Gallinaro, aspettano con la tensione dovuta quella che dovrebbe essere l'unica udienza in Cassazione. «E’ stato un processo molto difficile - le parole di Villani ad AbruzzoWeb - che si è snodato attraverso un percorso complicato. A pesare sul giudizio iniziale, ne sono convinto, l'eccessivo risalto mediatico che si è dato alla vicenda. L'opinione pubblica non è, non può essere un tribunale. E infatti, alla fine il caso si è sgonfiato ed è tornato sui binari stabiliti in una vera aula di tribunale, non sui media. «Il mio assistito è fiducioso, anche perché il nostro sistema giudiziario è il più garantista in Occidente», conclude Villani. Ha poco da dire, invece, l'avvocato Gallinaro, che difende la studentessa. «Aspettiamo e vediamo come si pronuncerà la Cassazione, di più non si può, non in questa fase», afferma Gallinaro al giornale abruzzese. La sentenza a 8 anni di reclusione è stata emessa il 6 dicembre 2013 dalla Corte d’Appello dell’Aquila che ha riformato parzialmente la sentenza di primo grado. «È stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà e sevizie ma la Corte ha derubricato le lesioni da dolose a colpose, insomma da volute a non volute. Con questi due fattori si è arrivati alla conferma della pena attraverso un riequilibrio», ha spiegato nella circostanza il giudice relatore, Aldo Manfredi. Tuccia è stato anche condannato all'interdizione perpetua da tutti i tipi di incarichi di tutela e curatela. Nei confronti dell'imputato, che era stato condannato il 31 gennaio scorso dal tribunale dell'Aquila, il procuratore generale Ettore Picardi aveva chiesto la pena a 11 anni di reclusione, di cui 7 per violenza sessuale e 4 per le lesioni personali. I legali di Tuccia avevano chiesto l'assoluzione o, in subordine una ulteriore perizia sulla vittima. Il pm David Mancini nel processo di primo grado aveva chiesto la condanna a 14 anni di reclusione, contestando al giovane anche il reato di tentato omicidio, ma il tribunale non aveva accolto la richiesta. Secondo l’accusa la ragazza fu stuprata “con inaudita violenza”, come ricostruito in aula dall'accusa, e abbandonata dietro a un cumulo di neve fuori la discoteca. In quel momento la temperatura era di diversi gradi sotto lo zero. A salvarla dalla morte per dissanguamento e per il freddo furono gli addetti alla sicurezza del locale che avvertirono il personale del 118 e bloccarono il giovane che, precedentemente, si era intrattenuto con la giovane nella discoteca dove avevano avuto un primo approccio. Tuccia fu arrestato dai carabinieri una decina di giorni dopo il fatto. Tre mesi e mezzo dopo ottenne i domiciliari, cosa che destò malumore tra le rappresentanti del Centro antiviolenza, poi la concessione del permesso di lavoro con la possibilità di uscire dalla cella dalle 9 alle 13.
Violenza sessuale, ultimo atto in Cassazione per Tuccia
Domani ultima tappa del processo per il militare di Montefredane Francesco Tuccia
Redazione Ottopagine
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