Napoli

«Avimmo scassato». Cinque anni dopo la scena si ripete, con risultati quasi identici. Luigi De Magistris vince per la seconda volta. Stessa scena. Come nel 2011 stravince contro Gianni Lettieri, già sconfitto del 2011. Ma se nel 2011 la vittoria fu un imprevisto assoluto adesso era prevedibile in numeri e forme. Un dato certo si staglia sullo sfondo: ha votato solo il 37,9% degli aventi diritto, quasi 20 punti in meno di due settimane fa.

Ma, di certo, non si è trattato di un voto di protesta perchè chi è andato alle urne ha scelto la continuità. Ha riaccordato la fiducia al primo cittadino per un secondo mandato. Il tripudio infiamma le strade. Caroselli sfilano e persone di ogni età ed estrazione sociale plaudono a quanto fatto e da fare.

Un “incantesimo napoletano” cucito e costruito grazie ad un pd rissoso e autolesionista. 

Lo ha detto De Magistris non c’è stato alcun travaso di voti. Nei fatti il sindaco vuole rimarcare come “sia una vittoria del popolo dema, arrivata grazie alle mani pulite e al duro lavoro”. Una cosa è certa, il primo errore dei dem è quello di aver puntato su una candidata sconosciuta o quasi. Il secondo quello degli scandali e la poca compattezza prima durante e dopo il voto. Senza dimenticare come si sia arrivati addirittura in alcune sue componenti a invitare apertamente a votare Lettieri al ballottaggio, come ha fatto un suo esponente in questio giorni. 

Ma, forse, un sincero ringraziamento “DeMa” dovrebbe rivolgerlo anche al centrodestra, incapace di schierare altro che lo sfidante già sconfitto cinque anni fa. L'epilogo era fin troppo prevedibile.

Il “miracolo” di De Magistris è stato essenzialmente questo, la capacità di coagulare su sé praticamente tutti gli opposti: il voto di protesta e quello per la continuità, il riformismo e la tradizione. Ai piedi di palazzo San Giacomo c’erano persone diverse per ceto, età, estrazione sociale. C’era anche quella porzione del Pd, i bersaniani che lo hanno appoggiato ufficialmente al secondo turno. Gli costerà qualcosa? 

Ha saputo essere un fine trascinatore di folle. Un perfetto tribuno della plebe che non ha rinunciato a qualche parolaccia e alla volgarità. Anche stanotte quando trionfante dal balcone ha fatto il gesto dell’ombrello. E poi De Magistris stesso l'ha già ammesso: «Dopo le elezioni nascerà un movimento popolare che vada oltre i confini di Napoli». 

L'appellativo di sindaco Masaniello glielo hanno appiccicato addosso in senso dispregiativo i suoi avversari, invece forse è stata proprio quella la sua vera forza. Ma a Luigi de Magistris, natali napoletani da famiglia della buona borghesia partenopea, in fondo in fondo non è mai dispiaciuto. Lo ha dimostrato anche stanotte. Come il popolare protagonista della rivolta partenopea, il confermato sindaco del capoluogo partenopeo ama porsi come un ribelle rispetto ai diktat delle istituzioni nazionali. Basti pensare al caso Bagnoli dove de Magistris ha assunto una posizione molto forte nei confronti del premier Renzi. Non ha avuto problemi ad alzare il muro e dire tosto e diretto al premier di voler mettere le mani sulla città. 

I suoi cavalli di battaglia sono da sempre la lotta alla criminalità organizzata, la questione morale, ma anche gli intrecci tra politica, comitati d'affari e logge massoniche. Li ha ripetuti ieri sera e ha assicurato sarò sindaco h 24.  «Amma scassà», il suo slogan più noto, la bandana arancione il portafortuna feticcio della sua prima elezione a sindaco. E caro Giggino, ieri sera hai proprio scassato.

Siep