Avellino

Quando lei lo vide, non poteva immaginare che lui l'avrebbe uccisa. Come era accaduto a tante donne prima di lei. Dopotutto, ai suoi occhi, era solo un forestiero di venticinque anni, forse trenta, che tagliava la legna nel bosco. Lei si era recata al vecchio pozzo per raccogliere l'acqua. Lui la vide e la trovò bellissima, come tutte le donne che aveva già ucciso.

Gli incontri fra i due divennero sempre più frequenti. Non era raro che lei si recasse al pozzo senza il secchio, e che lui smettesse di tagliare la legna per avvicinarsi e parlare. Scoccò l'amore, e i due si sposarono. Nonostante i genitori di lei fossero contrari. Tutti, in paese, temevano quell'uomo che viveva da solo nel bosco. C'era chi giurava di aver udito provenire dalla sua abitazione urla terribili che gelavano il sangue nelle vene.

I due vivevano nella capanna di lui. Una volta al mese, l'uomo, guardandola serio, le diceva che quella notte non sarebbe tornato. Lei doveva chiudersi dentro e aprire solo quando sentiva bussare tre volte. Fece come aveva detto lui, e per mesi quello strano rito si ripeté. Poi una notte, lei si addormentò prima del solito. Bussarono una sola volta, ma assonata com'era la donna non se ne accorse. Spalancò l'uscio. Un ombra le balzò addosso e le afferrò la gola, facendola a pezzi. L'uomo, che era un lupo mannaro, si svegliò nel sangue della moglie morta. Quando vide ciò che aveva fatto, scappo' nel bosco e non fece mai più ritorno.

Quella che avete appena letto è una delle leggende irpine più famose sulla nascita dei lupi mannari, chiamati in provincia di Avellino pampanari poiché, nella raffigurazione tradizionale, i genitali sono coperti oltre che da peli anche da foglie, volgarmente dette pampane. Un'altra versione di origine salernitana, racconta che la donna fu indotta ad aprire la porta da alcune amiche che la spinsero a scoprire il segreto del suo uomo. Tutti i racconti, però, sembrano coincidere sulla causa della licantropia.

Prima di continuare, ti ricordiamo le due puntate della rubrica sulle leggende campane che abbiamo già pubblicato: le streghe irpine e come combattere il malocchio.

Chi sono i licantropi?

I lupi mannari, sono tutti quelli che hanno sfidato il Signore, nascendo nella notte di Natale. Vengono perciò condannati a convivere con una doppia natura, quella e umana e quella diabolica che ha proprio fattezze di lupo. La luna assume nella metamorfosi un ruolo determinante poiché fin dall'antichità sembrava avere un forte potere magnetico sulle emozioni degli esseri umani mandandoli letteralmente in tilt.

Il primo rimedio, se ci si imbatte in un lupo mannaro, è colpirlo con l'argento. La scelta di questo materiale risale all'antica Grecia, dove era usato per disinfettare le ferite. Lo si riscaldava applicandolo con diversi tipi di unguenti sulla pelle lacerata. Oltre all'argento anche il segno della croce, come accade per i vampiri, sembra essere particolarmente efficace. Suggeriscono i racconti popolari, di scappare verso un crocevia dove il lupo mannaro resterà paralizzato. Per innescare la trasformazione inversa, secondo le nonne irpine, bisogna invece pungere il mostro con un oggetto metallico, preferibilmente un chiodo, sulla mano destra, assicurandosi che fuoriescano almeno tre gocce di sangue. Il rito ricorderebbe la crocifissione.

Il lupo mannaro, nelle notti di luna piena, sente un calore irresistibile salire lungo tutto il corpo e deve strapparsi i vestiti e cercare refrigerio in pozzanghere o corsi d'acqua. Essendo una creatura imperfetta anche nelle rappresentazioni mostra diverse curiose mancanze. Di solito è senza coda o la sua impronta lascia cinque dita e non quattro come un normale lupo.

Tanti sono i luoghi che si vantano di essere culla dei lupi mannari, in particolar modo tutti i paesi del Vallo di Diano e dell'Alta Irpinia. Spiccano Calitri e Cairano, riprese anche da Capossela, che parla del "pumminale", altro termine dialettale che si riferisce ai lupi mannari. Senza dimenticare Mercogliano dove la nascita del monastero, seppur non legata direttamente ai licantropi, richiama la figura del lupo e di San Guglielmo che ammansì la terribile bestia.

Se passerete in Irpinia, gli anziani attorno a un fuoco, vi racconteranno l'antica leggenda che narra di amori imperfetti e di maledizioni destinate a ripetersi per l'eternità.

Andrea Fantucchio