A distanza di 29 anni un sindaco d’estrazione socialista si riaffaccia a Palazzo Guerra. Sarà il dem Vincenzo Napoli, che non ha mai dimenticato le sue profonde origini socialiste, mantenendole decisamente in questa tornata elettorale nonostante la tessera sia diventata differente. Un lungo filo rosso che risale proprio alla famosa svolta socialista di Salerno, quando la Democrazia Cristiana fu stretta all’angolo dall’avanzata rossa, facendo diventare la città quella più socialista d’Italia. Si rivede, dunque, parte del Garofano che, nel 1987, fu protagonista nella profonda e radicale trasformazione politica della città. La svolta socialista trasformò la città sotto la spinta del ministro alle aree Urbane Carmelo Conte che sospinse alla guida della Regione Sullutrone e in città, il cui coordinatore cittadino era Antonio Petillo padre dell’attuale consigliere uscente Marco, allo scranno più alto Vincenzo Giordano. Ed un giovane, ma non troppo, Enzo Napoli si formò proprio alla scuola di uno dei sindaci mai dimenticati di Salerno, quello che per primo avviò una serie di rivoluzioni urbanistiche ad iniziare dal famoso Trincerone. Il Garofano in quella stagione socialista piazzò nel parlamentino cittadino ben 15 consiglieri. Era il Psi di Manzo, Apicella, Siniscalchi, Cammarota, Vertullo, Iannicelli e De Bello, con Salerno a diventare la capitale del socialismo con grossa soddisfazione di Bettino Craxi. E in quell’ondata travolgente del Garofano c’era anche un giovane Vincenzo Napoli, militante nella federazione dei giovani socialisti ma soprattutto membro dell’esecutivo di Palazzo Guerra nella funzione di assessore all’Urbanistica. E sarà un caso che in quella trasformazione politica c’era un giovane comunista che fu il vice di Giordano: Vincenzo De Luca che poneva le basi del suo ventennio di regno. A distanza di quasi 30 il nuovo passaggio del testimone da De Luca a Napoli per la “transizione” verso il futuro della città.
Antonio Roma