Ferdinando Pecchia è stato ucciso come un boss. Eppure l’uomo pare non c’entrasse con le faide, i clan, la mala. L’uomo, 40 anni, residente a Calvizzano, è stato ammazzato all’interno del Rumba Caffe di via Pietro Nenni. Pochi testimoni ancora troppe incertezze su un almeno possibile movente. Secondo quanto accertato

La vittima stava giocando alle slot machine quando il suo killer è entrato. Indossava un casco integrale è entrato senza indugi, senza guardarsi intorno e ha sparato lo ha colpito con quattro colpi di pistola alla schiena. Il sicario è poi scappato insieme ad un complice che lo attendeva all’esterno a bordo di uno scooter.

Sul posto sono giunti in pochi minuti i carabinieri della Tenenza di Marano e il capitano Antonio De Lise del Comando di Giugliano. Pochi i testimoni all’interno del bar che comunque non hanno saputo fornire indicazioni importanti agli inquirenti. 

I carabinieri hanno acquisito le immagini di videosorveglianza dell’esercizio commerciale e anche di una sala scommesse di fianco al locale che pare avessero ripreso l’arrivo in moto dei killer.

Intanto gli inquirenti indagano a 360 gradi. Non si scarta nessuna ipotesi. 

Ferdinando Pecchia, lavorava come idraulico ed era incensurato. Era padre di tre figli e da non molto tempo si era separato dalla moglie con la quale non sempre aveva un buon rapporto. Viveva in via San Pietro, non lontano dal posto dell’agguato. La sua famiglia non ha alcuna implicazione malavitosa. Ed è considerata da tutti per bene e lontana dal mondo del crimine. A suo carico esiste solo un’indagine per un incidente stradale in cui perse la vita una persona coinvolta.

Dopo la separazione dalla moglie, Pecchia, però, pare avesse stretto rapporti con persone poco raccomandabili. Per questo motivo sarebbe finito sotto osservazione anche dell’Antimafia. Sull’omicidio sta indagando la Procura di Napoli, anche se Pecchia risulta incensurato. Si indaga anche sulla possibilità di un delitto passionale. 

Dopo l’agguato, il primo figlio della vittima, adolescente, ha pubblicato su Facebook un commovente post: “Mi ricordo tutti momenti a memoria, adesso li tengo tutti in mente per me. Non eri un padre ma un fratello maggiore. Mi manchi tanto babbo. Angelo Mio”.

Molto spesso padre e figlio erano lì insieme e solo il caso ha voluto che ieri il figlio non abbia assistito all’uccisione del suo adorato padre. Un omicidio che ha scosso profondamente la comunità di Calvizzano. 

Siep