Avellino

 

di Luciano Trapanese

Sempre la stessa storia: partiti che si scornano allo sfinimento per spartirsi poltrone e prebende. Cos'altro è, altrimenti, la battaglia per la conquista dell'Asi, il consorzio per le aree di sviluppo industriale, che ha contrapposto in singolar tenzone una parte del Pd contro un'altra parte del Pd, quella altirpina, forte dell'aggiunta determinante dei demitiani? Dal cilindro è spuntato il nome di Vincenzo Sirignano (demitiano doc, appunto), personaggio non proprio di primo pelo, che ha sconfitto l'uscente Giulio Belmonte.

Le cronache hanno riportato l'epica battaglia, come fosse davvero un passo determinante per la provincia di Avellino. Fiumi d'inchiostro (anche virtuale), ricostruzioni, indiscrezioni, il resoconto dettagliato della vittoria dell'ex sindaco di Mirabella Eclano.

Ma davvero qualcuno ritiene che quest'altra sceneggiata recitata nel nome del potere (sempre più residuale), appassioni qualcuno? E davvero c'è chi immagina che l'Asi sia ancora uno strumento indispensabile per lo sviluppo della provincia?

L'Asi è solo un carrozzone pieno di debiti. Come tanti altri enti era nato con un fine chiaro: aiutare e coadiuvare le imprese che operano nelle aree industriali. Ma c'è voluto poco per tramutare una buona intenzione in altro: poltrone, ricchi stipendi per fare ben poco e ricovero assicurato ai politici che per “spirito di servizio” hanno rinunciato ad altri incarichi o sono stati semplicemente trombati dagli elettori. Ma in realtà, a cosa serve l'Asi? Oltre ad accumulare debiti, ha mai dato un reale concreto contributo alle industrie che operano in Irpinia? Se lo ha fatto è stato un insuccesso. Fate un giro turistico tra i capannoni abbandonati. E chiedete a qualche imprenditore cosa ha assicurato loro quel consorzio. E poi, in un settore così tecnico, che prevede conoscenze e professionalità, perchè ci sono solo politici a disputarsi poltrone e stipendi? Politici con competenze in materia pari a zero. Catapultati al comando per ragioni che nulla hanno a che vedere con la gestione manageriale dell'ente. Uno spreco. E per spartirsi quello spreco, i partiti si sono dichiarati battaglia. Il Pd irpino ha di nuovo mostrato al mondo tutta la sua inconsistenza. De Mita e la D'Amelio si sono vendicati dello schiaffo subito per l'Alto Calore. Baruffe, liti e pernacchi. Ma davvero interessa a qualcuno? Davvero ritenete – lo diciamo a chi vive di politica e politichese – che questo affannato indaffararsi per conquistare un ente e poi un altro significhi ancora “spartirsi il potere”? Ne dubitiamo. L'Alto Calore rischia di fallire. L'Asi lo stesso, insieme alle sue partecipate (altri poltronifici, Cgs in primis). Non si possono neppure fare clientele. Queste battaglie all'ultimo sangue puzzano di anacronismo. Sono fuori tempo massimo. Alimentano solo la distanza tra cittadini e politica.

Non sappiamo se le Asi avranno un futuro. In Regione si lavora alla riforma dell'ente. Speriamo – francamente – che De Luca le sopprima, per centralizzare e rendere più efficiente e meno costoso il servizio. Così come ci auguriamo chiuda altri enti utilizzati in passato dagli amici per sistemare altri amici.

Il governatore risparmi sull'Asi salvando qualche ospedale. Quella politica, quella spartizione spietata di posti e potere, tutta giocata nel nome del clientelismo più sfrenato, non funziona più. Si sbranano per un tozzo di pane (qualche lautissimo stipendio), e milioni di debiti da gestire.

E nel nome di tutto questo i partiti continuano a isolarsi dalla realtà. Per provarlo sarebbe davvero facile facile: chiedete a qualcuno, non un amministratore, cos'è l'Asi? Da otto persone su dieci riceverete risposte mute e sguardi preoccupati. Magari immaginano che è una nuova tassa sulla casa e partirà la consueta maledizione contro il governo ladro.