Benevento

"Torna magicamente nel periodo elettorale l’espressione smart-city, la città intelligente, la città dei sogni. Ma la verità è che l’urbanistica a Benevento è ferma da anni. Il Puc non ha funzionato e ha fallito anche perché è rimasto completamente inattuato”. Così Nunzia De Girolamo punta il dito contro le scelte urbanistiche inserendosi nella vivace campagna elettorale. “E così – spiega la parlamentare di Forza Italia - un enorme patrimonio edilizio invenduto, un centro storico caratterizzato da vuoti urbani o da opere totalmente fuori contesto, un territorio rurale privo dei più elementari servizi primari, sono alcuni degli elementi di un bilancio amministrativo fallimentare. Il governo della città ha provveduto ad approvare uno strumento urbanistico avulso dalla realtà e che non contiene un’idea guida della città. Il fallimento della Piattaforma Logistica ne è l’esempio, un’intera area urbana pensata per qualcosa che non esiste. E’ negativo anche il bilancio per Il rapporto fra la città e il territorio provinciale. Benevento può e deve tornare ad essere città capoluogo per ritornare ad essere città attrattore di funzioni. Una città senza funzioni, è una città senza futuro. Una città che perde funzioni: la scomparsa della scuola carabinieri e la scuola magistratura sono perdite gravi per una realtà già compromessa e alle quali possono a breve seguire la Camera di Commercio e l’Università che continua a perdere studenti. Occorre dunque un patto per la città per porre in essere una seria programmazione territoriale, che sappia associare le dislocazioni funzionali in un contesto di rete come ribadito nell’ultimo congresso INU svoltosi a Cagliari: le reti sono la chiave per progettare la città del futuro.. Pianificare esclusivamente in funzione della speculazione edilizia non può che continuare a danneggiare il nostro territorio e mettere a rischio vite umane. L’alluvione del 15 ottobre scorso, ha evidenziato quanto il nostro habitat sia fraglie, rischioso ma anche spesso violato. L’insediamento ASI pensato alla confluenza dei fiumi Tammaro e Calore non fa altro che farci riflettere di come le politiche territoriali siano state negli anni passati errate e sia la parte politica, sia la parte tecnica hanno partorito progetti pericolosi. Bisogna riappropriarsi della propria identità e riscrivere nuovi spazi pensati per una città democratica, sostenibile e di prospettiva futura”.