Avellino

“Novantasette operai non prendono soldi da due mesi. Molti hanno sulle spalle famiglie nelle quali quel salario rappresenta l'unica entrata. Mentre l'imprenditore autore di tutto questo è praticamente sparito. Da domani, fortunatamente, partiranno le mobilità che procederanno a scaglioni fino a luglio. A seconda dell'anzianità di servizio. Ma non possono bastare”. Ci spiega il segretario provinciale dell’Ugl Avellino, Costantinos Vassiliadis, che combatte a fianco dei dipendenti dell'ex Ocevi Sud di Nusco. Lo stabilimento rilevato dall'imprenditore Fabrizio Cellino nel 2010. Divenuto il principale imputato di questa ennesima piaga occupazionale che sta lacerando l'Irpinia.

La situazione di questi ultimi mesi, infatti, è il frutto di un'operazione di rilancio fallita. La chiusura dello stabilimento è stata rimandata, spesso, grazie ai sacrifici degli stessi operai che nel tempo avevano accettato la riduzione del salario. O, come nel 2013, di bloccare l'aumento salariale per due anni pur di stabilizzare quaranta lavoratori a tempo determinato.

“Ieri – spiega Vassiliadis - il consiglio provinciale ha approvato il documento per sollecitare Regione e Ministero a trovare un nuovo imprenditore che riapra lo stabilimento chiuso. Non è stata data una data certa. Ormai la vertenza ha impegnato la provincia tutta, dalle istituzioni ai sindaci, per far fronte comune all'ennesima sparizione di un'azienda irpina. Epilogo triste di un copione altrettanto noto. L'imprenditore di turno che viene da fuori, sfrutta la situazione finché può, spesso come un avvoltoio, e poi fugge via. Di mezzo ci vanno sempre gli operai e le loro famiglie”.

Operai in larga parte di età inferiore ai cinquant'anni. Dato che rende la situazione ancora più drammatica. La mobilità sarà infatti per tanti di loro minima. E sono ancora più frustrati proprio dai sacrifici compiuti negli ultimi mesi per non perdere lavoro. Fatiche che ora assumono i connotati di una beffa ancora più grande poiché hanno di fatto assicurato l'interesse del solo Cellino.

“L'imprenditore – spiega Vassiliadis – è così riuscito ad assicurarsi le sue poche commesse. E ha avuto anche il cattivo gusto, prima di sparire, di inviare una lettera vergognosa, in cui spiegava i motivi della chiusura dello stabilimento. Motivi che sembravano coinvolgere tutti eccetto se stesso. Non dimentichiamoci che proprio lui quando era quasi in parità di bilancio, ha deciso di delocalizzare la produzione. Spostandola nell'Europa dell'Est. Allora non si lamenti delle perdite. Non ci dimentichiamo che, quando ha rilevato l'ex Ocevi Sud, Cellino è divenuto proprietario di un'azienda del valore di oltre settanta milioni di euro a prezzi di saldo. Qualcosa come poco più di tre milioni. E ora lascia quest'eredità”.

Andrea Fantucchio