Avellino

È il 17 maggio 2014; la quarantesima giornata di una Serie B che ha visto l'Avellino, da neopromosso, tra le assolute protagoniste quando si gioca un Modena – Avellino che mette in palio tre punti pesantissimi in chiave playoff: i lupi sono decimi, a tre lunghezze dal quinto posto, occupato proprio dai canarini, e ad uno dalla già citata zona playoff. La sfida è decisa da un gol al 49' di Bianchi, che con un tuffo di testa supera Seculin dopo una traversa. Dei tre ex tesserati dei biancoverdi, indagati nel corso delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale antimafia di Napoli per scoperchiare il vaso di un giro di scommesse clandestine, risalenti per l'appunto al maggio del 2014, c'è in campo solo Maurizio Peccarisi, che sta marcando Pablo Granoche, al centro dell'area di rigore, quando la palla viene depositata in rete. Armando Izzo e Francesco Millesi guarderanno quella gara dalla panchina. 

Lo stesso ex capitano, secondo l'accusa, avrebbe fatto pressioni su Peccarisi per favorire il successo degli emiliani prima di fare altrettanto una giornata più tardi con alcuni tesserati non identificati della Reggina, che arriva al Partenio-Lombardi imbottita di giovani della Primavera e già retrocessa. Nella partita delle “tre polpette”, giocata la sera del 25 maggio 2014, Izzo non figura nemmeno nell'elenco dei convocati per via di un affaticamento muscolare e Millesi si accomoda in panca con Peccarisi. Grazie a quel successo, a quel 3-0 finito nell'occhio del ciclone, l'Avellino si presenta all'ultima giornata di quel torneo Cadetto da decimo con due soli punti di ritardo dall'ottava piazza, l'ultima utile per l'accesso agli spareggi promozione, che sfumeranno per effetto della k.o. per 2-1, sotto la pioggia, all'Euganeo, contro il Padova già in Lega Pro. Una ricostruzione che spiega perché l'Avellino abbia incassato l'esplosione di questo bubbone da parte lesa, danneggiato al “Braglia” e non coinvolto in maniera diretta o indiretta con le presunte azioni criminali dei propri ex tesserati contro i calabresi come si evince dalla conferenza stampa tenuta in mattinata dagli inquirenti.

Marco Festa