“L’irrompere sulla scena del comitato dei saggi cancella anche quel minimo di intelligenza che ci teneva insieme”. Il giudizio di Gino Abbate è a dir poco duro, ma come da sua abitudine anche chiaramente motivato. “Mi sembra imbarazzante – spiega – la condizione per cui il segretario nomina i saggi, già componenti di vari organismi e commissioni, e questi stessi sono poi chiamati a loro volta ad esprimersi, in buona sostanza, anche sull’operato della segreteria. Una presenza, quella dei saggi, che preoccupa anche perché estranea alle logiche del Partito Democratico. Per non dire del corto circuito che si potrebbe generare nel caso i saggi indicassero proprio il segretario che li ha scelti come miglior candidato: è come se chiedessi ai miei dipendenti, sotto minaccia di licenziamento, di esprimere una serena valutazione sul mio operato. Ripeto: questa presenza mi sembra estranea, imbarazzante e preoccupante”. Poi, partendo dalle primarie che hanno individuato il candidato Governatore del Pd, sgombra il campo dai dubbi residui e afferma: “Io potrei essere candidato alle Regionali solo all’interno di un percorso con il Pd che parli di programmi e temi. Questo percorso non è mai stato avviato dalla segreteria provinciale e dunque non esiste una concreta possibilità”. Sulla possibilità di essere inserito in altre liste, come quelle di diretto riferimento del candidato Presidente, aggiunge: “Concordo con De Luca sulla necessità di fornire alla politica un respiro anche più ampio rispetto a quello garantito da questi partiti. Per tali ragioni condivido anche l’idea di inserire personalità della società civile ed esponenti non riferibili ai partiti nelle liste del Presidente”. Poi, un’ultima postilla frutto della consultazione del centrosinistra che ha incoronato De Luca: “E’ stata la dimostrazione della grande volontà di partecipazione diretta: uno strumento da riutilizzare anche per le Comunali dell’anno prossimo”. Dunque, accantonate le aspirazioni per una candidatura verso Napoli si profilerebbe un’ipotesi per palazzo Mosti? “Non è solo una questione di candidature, fermo restando che nessuno si può sentire incoronato – ci conferma – ma è chiaro che alle prossime Comunali vorrò dire la mia! A mio avviso tutto ciò non può che avvenire attraverso l’istituto delle primarie. Grazie a questo strumento si potranno scegliere, non solo i candidati, ma anche i programmi per Benevento”. Nel caso di dimissioni del sindaco la questione tornerebbe di prepotente attualità, anche se per Abbate: “Se ciò avvenisse – conclude – in queste condizioni, si paleserebbe l’ennesima figura imbarazzante per la segreteria del Partito Democratico che a tutti gli effetti andrebbe ritenuta responsabile di non aver in alcuna maniera guidato il processo. Io credo che i dirigenti tutti, nei confronti della città di Benevento, si troverebbero a dover spiegare come mai è stato portato il sindaco fino alle estreme conseguenze”.
di Antonio Orafo