di Luciano Trapanese

Carmine suda e gioca. Suda, gioca e perde. Lì, davanti alla macchinetta del videopoker. Un'altra volta, si dice. Un'altra volta ancora. Fino alla fine. Fino all'ultimo euro del suo già misero stipendio. Una storia che si ripete, da anni. Non solo per Carmine, ma per tanti altri come lui. Per tante famiglie ridotte sul lastrico dalla ludopatia, la dipendenza dal gioco. Una vera tossicodipendenza, con effetti sociali devastanti.

L'ultimo storia arriva da Napoli. Ed è proprio quella di Carmine (abbiamo usato per ovvi motivi un nome di fantasia). Di Carmine e di sua moglie. La donna, disperata, ha deciso di agire, ha fermato una pattuglia della polizia e ha detto, in uno stato di forte agitazione: fermateli, fermateli, lì dentro prendono tutti i nostri soldi e non solo i nostri. “Lì dentro”, e ha indicato con un dito il piccolo circolo privato di via Garibaldi. I poliziotti sono andati a controllare. Hanno trovato una sala giochi priva di qualsiasi autorizzazione e ben dieci videopoker. Nel locale tanti altri padri di famiglia, come Carmine. Inevitabili i sigilli al circolo e la denuncia del proprietario.

In Campania è emergenza. La regione vanta molti primati. Il più inquietante riguarda gli adolescenti: il 57,8 per cento dei ragazzi è coinvolto nel gioco d'azzardo. Il dato nazionale è del 47 per cento (comunque preoccupante). Ma non solo. In Campania c'è anche la più alta concentrazione di punti vendita di scommesse ippiche e sportive per abitante. E infine: la regione vanta anche il più basso rapporto tra numero di abitanti e punti vendita. C'è un'agenzia ogni 2123 persone (a livello nazionale il dato è invece di una agenzia ogni 4228 abitanti).

Il giro d'affari stimato ogni anno in Campania è di nove miliardi di euro.

A rendere drammatica la dipendenza dal gioco, e anzi ad incrementarne la crescita, è proprio l'alto numero di esercizi commerciali dove i ludopatici possono dare libero sfogo alla loro devastante patologia.

Che la ludopatia sia da affrontare come una dipendenza da eroina o cocaina è ormai un fatto acquisito. E infatti i Sert campani si occupano a tempo pieno dei malati di gioco d'azzardo. Ci sono anche centri specifici, pubblici o privati, come l'Associazione dei giocatori anonimi.

Ma tutto questo non basta. Non può bastare. Soprattutto se non si decide di dare un drastico taglio alle tantissime sale giochi, molte delle quali aperte a non molta distanza da scuole.

In molti comuni, soprattutto al nord, le amministrazioni comunali hanno deciso di agevolare (con una riduzione della tassazione), tutti i negozi – soprattutto bar – che rinunciano a installare slot machine.

In Campania la situazione però è resa ancora più problematica da un'altra questione: in diversi casi è stato accertato che la distribuzione delle macchinette è gestita direttamente da personaggi legati a organizzazioni criminali.

Nel frattempo i casi come quello di Carmine aumentano. Negli anni scorsi anche nelle province di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, altre mogli disperate hanno chiesto aiuto alle forze dell'ordine. Ma la chiusura di una sala giochi (se non autorizzata), non preclude l'apertura di altre (magari in regola). In un circolo vizioso che sta riducendo sul lastrico migliaia di famiglie. Come se non bastasse la crisi...