All’indomani dell’arresto dei mandanti e degli autori materiali della strage delle Fontanelle alla Sanità, emergono nuovi inquietanti dettagli che aprono squarci inquietanti su cause, moventi e dinamiche della faida di camorra che sta insanguinando Napoli.

In soccorso degli investigatori sono arrivate ancora una volta le intercettazioni, decisiva una cimice piazzata nella casa di Antonio Genidoni, il presunto boss della Sanità esiliato a Milano. 

 

I dialoghi con la madre e la compagna, anche loro arrestate per la strage del 22 aprile, sono carichi d’odio, e sete di vendetta. Il ras si sente spodestato e in testa ha un solo chiodo fisso unico e irrinunciabile: spazzare via la famiglia Vastarella.

“Ora prendo le bombe e gliele butto nelle case, devo uccidere anche le loro creature, anche i bambini devono morire”. Parole che trasudano rancore nei confronti del clan che lo ha privato del patrigno Pietro Esposito (ucciso a novembre del 2015) e del fratello Ciro (gennaio 2015), ma non solo. 

 

I Vastarella stanno mandando via dal quartiere tutte le persone vicine al clan Esposito-Genidoni: Una sorta di dictat che non lascia spazio.

“Sono andati vicino alle persone per bene e le hanno cacciate, hanno cominciato a saldare le porte”, racconta la madre Dora Spina.

Insomma si starebbe pensando alla vendetta come dimostrano le intercettazioni e così il 29enne boss esiliato avrebbe allestito e progettato un’azione eclatante per far abbassare la cresta al clan rivale e mettere le mani sul corridoio di droga che va dalla Sanità all’area nord. In questo verrebbe, secondo quanto rilevato nelle intercettazioni, incoraggiato dalla madre: “prendete tre o quattro guaglioni e scendete nella Sanità… prendi un killer a pagamento, se tu mi metti a me cinquemila euro sul tavolo te lo faccio io”.

È qui che la strage delle Fontanelle si intreccia a doppio filo con il duplice omicidio di Marano. Perchè il killer di cui parla Dora Spina è Emanuele Esposito, il figlio del meccanico ucciso sabato nella sua officina insieme a suo padre. Era stato proprio lui a premere il grilletto il 22 aprile nel Rione Sanità uccidendo Giuseppe Vastarella e Salvatore Vigna. 

Una strage spartiacque che scatena l’ira la rabbia la voglia di vendetta: “Ora prendo le bombe e gliele butto nelle case”.

Redazione