“Abbiamo fatto i curatori fallimentari, mentre cercavamo anche di amministrare una città”. Sulla questione dei debiti fuori bilancio Fausto Pepe non ammette distorsioni strumentali, visto il periodo di campagna elettorale, e convoca una conferenza stampa che dal suo punto di vista sa di “operazione-verità”. Carte alla mano il sindaco ripercorre la storia finanziaria del Comune di Benevento, a cominciare dal dissesto dichiarato nel 1993. Ma le passività accumulate hanno date ancora precedenti: una massa debitoria di circa 80 milioni di euro, che hanno, è il caso di dirlo, le loro fondamenta, nei terreni dove tra gli anni '70 e '90 sorsero i nuovi quartieri della città; terreni per i quali in molti casi non è stato pagato l'esproprio ai proprietari dei suoli. 21 i milioni di euro di debiti pagati nella prima consiliatura di Pepe, tre anni fa l'apertura della procedura del piano di rientro con la concessione di un mutuo da parte della Cassa Depositi e Prestiti per liquidare altri crediti subito esigibili. “La responsabilità non è di chi paga – afferma il primo cittadino – ma di chi i debiti li produce o di chi omette più o meno deliberatamente di estinguerli”. Sul banco degli imputati era finita anche l'ASIA per un debito nei confronti della FIBE, il consorzio gestore del ciclo dei rifiuti in Campania negli anni dell'emergenza-spazzatura. Debito – ricostruiscono il presidente della municipalizzata Lonardo e il consulente De Falco - risalente al 2003, all'epoca della giunta di centrodestra del sindaco D'Alessandro, giunto alla cifra di 4,7 milioni di euro, e oggi transatto e rateizzato per un importo di 2,3 milioni di euro.
Pepe difende anche la legittimità e l'opportunità di quel Consiglio Comunale convocato oltre la data limite prima delle elezioni, ma fa mea culpa sulla mancata presentazione entro i termini della relazione di fine mandato.
a cura di Carus