Altro che pura formalità. Attilio Tesser tiene alta la tensione dell'Avellino alla vigilia della sfida con il fanalino di coda Como, da domenica scorsa retrocesso in Lega Pro. Al lupo basta un punto per la certezza aritmetica della salvezza, ma l'obiettivo è di chiudere i conti con un successo, regalando ai tifosi biancoverdi una vittoria che manca da cinque giornate tra le mura amiche: «Non è affatto una partita scontata - ha esordito in sala stampa il tecnico dei lupi - È da lunedì che dico ai miei ragazzi quanto sia importante questa gara. La matematica dice che dobbiamo ancora conquistare punti per la salvezza. Dovremo metterci l'orgoglio e la voglia di fare bene, con una grande determinazione, la stessa che ci ha consentito di ottenere risultati importanti. Affrontiamo una squadra che vorrà mettersi in mostra per la prossima stagione e credo che se il campionato fosse iniziato a gennaio, il Como si sarebbe salvato. Hanno messo sotto Crotone e Cagliari. Contro i sardi, la corazzata del torneo, hanno pareggiato sia all’andata sia al ritorno. Per rimarcare che non dobbiamo sottovalutarli nomino tre giocatori: Basha, Cassetti e Ghezzal. Insieme hanno oltre seicento presenze in Serie A».
Capitolo formazione. Le uniche certezze sono in difesa dove, davanti a Frattali, anche in virtù della squalifica di Biraschi, agiranno Pisano, Jidayi, Chiosa e Visconti. Dubbi a centrocampo e in attacco: «Mokulu sta meglio, ha saltato i primi due allenamenti dopo la partita di Lanciano. Ha un problema all'unghia del piede e un po' di affaticamento, deciderò se farlo giocare dall'inizio. Castaldo viene da una settimana di antibiotici per via del trauma all'orecchio destro e non è al top. Gavazzi sta leggermente meglio, lo porto in ritiro e vediamo se migliorerà: spero di portarlo almeno in panchina. Tavano, invece, non è ancora a posto: ha svolto differenziato anche oggi. I medici dicono che lunedì o martedì potrà tornare a disposizione. Paghera non sta tanto bene, è alle prese con un virus intestinale. Lo porto con noi, spero che non gli salga la febbre».
Marco Festa