Lioni

La notizia del grave infortunio che gli è occorso sabato scorso a Empoli ha fatto il giro del web in pochi minuti. Francesco Rizzo, castelveterese doc trapiantato a Lioni, è il capitano della formazione Primavera dell’U.S. Avellino. Diciotto anni appena compiuti, faccia pulita, un’immensa passione per il calcio. Francesco è un ragazzo semplice e disponibile, di cui percepisci valori e passione con una semplice chiacchierata. Ma la sfortuna non fa sconti a nessuno e lui, che ha mostra con orgoglio come immagine profilo su Facebook un duello in campo contro un certo Kevin Strootman, ha vissuto attimi di grande paura in Toscana. Spaventando, non poco, anche familiari, tecnici e compagni di squadra. Ciò che è accaduto è ormai di dominio pubblico: era il decimo minuto del primo tempo della gara valevole per la ventiquattresima giornata del girone C del campionato di categoria quando Francesco è rimasto vittima di uno scontro di gioco. Un contrasto duro, come tanti, che però si è rivelato ben più pericoloso di quanto immaginabile, rischiando di avere effetti drammatici: quindici punti di sutura all’altezza della tibia; soli due millimetri e l’arteria sarebbe stata interessata. Il ricordo di quei momenti è lucido, nonostante il forte dolore: «Ho sentito una tremenda botta alla gamba, così forte che mi ha fatto saltare il parastinchi» - ci racconta in una lunga intervista Rizzo, la cui versione integrale è online sulla App "Campania Calcio" - «Quando ho abbassato il calzettone ho visto un enorme taglio. Immediatamente gli operatori del 118 si sono accorti della gravità dell'infortunio e prontamente mi hanno trasportato all'ospedale di Empoli». Sugli spalti era presente il papà di Francesco, il signor Amato, che si è subito reso conto che si trattava di qualcosa di molto serio: «Mi ha accompagnato in ospedale, dandomi molto coraggio nonostante si fosse reso conto dell'entità dell’infortunio. Devo ringraziare moltissimo l'allenatore, i dirigenti e soprattutto i miei compagni, che a fine gara sono venuti al pronto soccorso stringendomi in un forte abbraccio. Alcuni di loro erano addirittura in lacrime. È la dimostrazione che, nonostante i risultati, siamo un grande gruppo». 

Marco Festa