Il dirigente provinciale del Pd, Antonio Felice Caputo, interviene nel dibattito sulle candidature e propone primarie territoriali per le liste.
«Le liste del Pd per le regionali non possono trasformarsi in un luogo di lottizzazione, nel quale ogni corrente del partito rivendica una candidatura. A tal proposito mi dispiace dover contraddire l’amico sindaco di Baiano, Enrico Montanaro, che pone la questione di una riserva da destinare ai renziani doc. Ritengo francamente inaccettabile la logica di divisione in gruppi e sottogruppi, ognuno con la propria etichetta e pedigree, e credo che lo spirito di cambiamento promosso da Matteo Renzi non possa esplicitarsi nella presunta fedeltà alla linea del capo.
Il Partito democratico per essere realmente tale deve costantemente mantenere fede ai principi di partecipazione e libertà di espressione. Il che non significa alimentare lo scontro del tutti contro tutti, ma affermare la capacità politica del confronto senza preclusioni, della sintesi e del rispetto delle regole. Pur avendo votato in passato per Bersani, personalmente mi considero a pieno titolo un sostenitore delle posizioni innovatrici dell’attuale segretario nazionale dei democratici. Le differenti sensibilità presenti nel Pd sono sicuramente una ricchezza per il partito, almeno fino a quando non si trasformano in un pretesto per costruire spazi di potere personale e ragione di conflitto e divisione permanente. Più che rivendicare l’appartenenza ad una corrente, quindi, i dirigenti dovrebbero affermare la propria appartenenza al partito.
Per queste ragioni ribadisco ancora una volta la necessità di organizzare le primarie territoriali per la formazione delle liste. Un appuntamento che dovrebbe vedere schierati in prima fila i vertici del partito e tutti i rappresentanti istituzionali, a cominciare dalle cariche non elettive. E’ così che si costruisce una classe dirigente, si testano le eventuali leadership e si crea il consenso necessario a vincere le elezioni. Ma purtroppo mi sembra che, come al solito, vi sia chi intende imboccare scorciatoie, semmai cercando una candidatura nelle liste collegate. Opportunismi e trasformismi non dovrebbero essere affatto consentiti. La lista del candidato presidente della giunta regionale dovrebbe ospitare esponenti della società civile, del mondo della cultura, dell’associazionismo, delle organizzazioni sociali e d’impresa. Gli iscritti ed i dirigenti del Pd che coltivano aspirazioni personali, invece, dovrebbero avere il coraggio ed il buon gusto di spendersi sotto il simbolo dei democratici. Il cambiamento che intendiamo giustamente portare a Palazzo Santa Lucia andrebbe adottato innanzitutto a casa nostra».