Savignano Irpino

Si chiude uno dei capitoli più amari della lunga e tormentata storia di Pustarza a Savignano Irpino, quello relativo alla procedura espropriativa della discarica, grazie all’impegno e alla caparbietà del sindaco Fabio Della Marra e dell’amministrazione comunale. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, Unità Tecnica amministrativa, con a capo Nicola Dell’Acqua, ha inteso definire le ultime pratiche relative alla cessione dei suoli, mantenendo fede agli impegni assunti: “Stiamo chiudendo tutte le procedure di espropri delle varie discariche in Campania, nel caso specifico di Savignano, siamo qui per regolarizzare gli ultimi quattro appezzamenti di terreno ceduti. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, lo sapete già è sempre stata vicino a questo territori. Lo ha dimostrato con la frana di Montaguto e anche con la discarica in questione. Ha fatto in modo che arrivassero sul territorio, tutti i benefici economici in relazione alle difficoltà ambientali che porta un impianto del genere. E’ la conclusione di una attività anche questa, è stato un grande esempio di civiltà, autorizzare la Presidenza del Consiglio del Ministri ad impiantare una discarica su questo territorio che come si è visto, non ha creato alla fine disguidi e allarme soprattutto da un punto di vista ambientale.” Una pagina nera quella di Savignano che difficilmente però potrà essere dimenticata dalle popolazioni della  Valle del Cervaro, cominciata già nel 2004 con le prime lotte e ingiustizie allo scalo di Montaguto Panni,  in località Ischia, ex fornace, luogo in cui si era immaginato in un primo momento, di impiantare la discarica. Stato contro stesso, chi non ricorda, i sindaci trascinati nel fango con le loro fasce tricolori durante la carica delle forze dell’ordine, come pure la consegna simbolica delle chiavi dei municipi al prefetto e dei certificati elettorali in segno di protesta contro la politica. Una grande lotta di popolo che seguiva solo di qualche mese quella imponente di Ariano senza precedenti, contro Difesa Grande, unita alla forte determinazione della vicina Puglia entrata in soccorso in maniera decisa e massiccia. Ma è nel 2008, esattamente quattro anni dopo che la verde Pustarza e invidiabile, divenne in poco tempo suo malgrado, la sorella gemella di Difesa Grande, senza tener conto dell’aspetto paesaggistico, della presenza d’acqua nel sottosuolo e dell’esistenza a pochi metri in linea d’aria di un’altra bomba ecologica madre di tanti guai, mai bonificata. Cortei, sit in, occupazioni, riunioni, manifestazioni, blocchi stradali ed altri gesti clamorosi non piegarono di un millimetro le autorità governative. Le ruspe arrivarono senza tener conto di nulla e i vari funzionari di polizia intervenuti sul posto, dopo aver ricevuto ordini tassativi dall’alto, intimarono ai presenti di sgombrare quella striscia di asfalto, sciogliendo i blocchi. E’ una frase che rimbomba ancora oggi nella mente di era presente: “In nome della legge scioglietevi”. La discarica venne impiantata in barba ad ogni forma protesta. Qui gli scontri furono molto accesi, tra feriti a colpi di manganellate, sangue, forti momenti di tensione lungo l’asse Savignano, Ariano e Grottaminarda e interminabili procedimenti giudiziari, alcuni archiviati ed altri ancora in atto. Oggi con la definizione del capitolo espropri, arriva una boccata di ossigeno dopo tanti veleni, ma nessun ristoro, potrà mai alleviare il dolore di Pustarza.

Gianni Vigoroso