Atripalda

«La caldaia di mia madre non è stata né sostituita e né riparata» a parlare è il figlio della signora dalle mani spaccate dal freddo. Il sindaco Spagnuolo, quando l’anziana donna residente in un alloggio di proprietà comunale a contrada Alvanite andò a chiedergli di intervenire, ne rimase impressionato. Il primo cittadino, in televisione, manifestò la sua frustrazione per non essere nelle condizioni economiche di intervenire a causa delle casse  svuotate dalle illecite condotte di alcuni dipendenti comunali e il “caso” suscitò enorme scalpore. Immediatamente sui social network partì una catena di solidarietà per mettere insieme la somma necessaria a sostituire la caldaia, ma fu stoppata perché circolò la notizia che un anonimo benefattore era pronto ad acquistare tre caldaie nuove per donarle ad altrettante persone che ne avevano bisogno, fra le quali anche l’anziana dalle mani spaccate. E tutti fecero un passo indietro. Da quel giorno sono passate tre settimane e la caldaia nuova ancora non si è vista. E non si è più visto neanche l’anonimo benefattore se mai è esistito. «Il sindaco mi ha detto che adesso stanno aspettando i preventivi - continua il figlio della signora - e mia madre è già tornata due volte al Comune per informarsi, ma è stata invitata ad avere pazienza. Non so che dire…». E non ha mai fatto così freddo come in questi giorni.

Intanto, l’inchiesta penale che sta avvolgendo e per certi aspetti travolgendo il Comune di Atripalda continua a produrre effetti sul piano strettamente organizzativo. Da un lato l’impossibilità di poter contare su quattro dipendenti indagati e dall’altra l’esigenza di rimettere in moto una macchina amministrativa praticamente in panne stanno spingendo prima il sindaco Paolo Spagnuolo e poi la segretaria comunale Clara Curto ad assumere continuamente provvedimenti di riordino. Il primo atto è stata la designazione di due dipendenti a ricoprire incarichi prima svolti da due colleghi indagati, poi l’individuazione di figure esterne in grado di mettere mano a buste paga e flussi di cassa, poi i primi provvedimenti disciplinari di trasferimento e sospensione, la costituzione dell’Ufficio procedimenti disciplinari ed, infine, la cancellazione di due dei dipendenti indagati nell’ufficio di staff interno della segretaria generale, fino a ieri composto da dieci unità (quattro con compiti istituzionali e sei di controllo interno) ed oggi da otto (quattro e quattro). Insomma, a più di un mese dal giorno che ha sconvolto la quotidianità di Palazzo di città, riempire le falle che la truffa e la conseguente indagine hanno provocato sembra ancora piuttosto problematico. Così come appare quantomeno complicato far funzionare la macchina amministrativa con tre uffici ancora sotto sequestro. L’ufficio del Personale e del Messo, la Ragioneria e la Copisteria sono ancora sigillati e chi capita davanti a quelle porte non può non restarne impressionato. Le indagini, intanto, vanno avanti ed il sindaco Paolo Spagnuolo, su indicazione della giunta, ha provveduto ad incaricare il 50enne penalista Carmine Freda del foro di Avellino a seguire per conto del Comune l’inchiesta avviata dalla Procura, fino all’eventuale processo giudiziale. E restando in tema di cause e processi, è stata fissata per l’8 aprile l’udienza davanti al giudice del lavoro del tribunale di Avellino che dovrà sospendere o meno l’efficacia del decreto di demansionamento assunto dal sindaco Spagnuolo a seguito del quale la vicesegretaria Katia Bocchino, da oltre tre mesi a questa parte, viene regolarmente pagata per non lavorare visto che, oltre alle funzioni di vicesegretaria, che esercita evidentemente solo in assenza della titolare Clara Curto, non ha nessun altro compito da svolgere. Parallelamente, mentre è stata fissata al 5 luglio l’udienza per discutere il merito, a distanza di circa due mesi dall’udienza il  giudice del lavoro ancora non ha depositato la sentenza per un analogo ricorso presentato dall’ex comandante della Polizia municipale Domenico Giannetta.