Gesualdo

Le due società permissionarie, “Cogeid Roma”e “Italmin Exploration Roma”, hanno ripresentato, con integrazioni, il progetto di perforazione esplorativa nel sottosuolo di Gesualdo, insistendo sulla istanza non avallata alla Regione dopo due anni di istruttoria. Nella sostanza le integrazioni non apportano alcuna importante modifica all’impianto. L’ obiettivo apparente sembra ottenere il passaggio diretto della pratica al Ministero dello Sviluppo Economico, saltando l’istruttoria a Napoli, grazie alle nuove norme contenute nello Sblocca Italia. Le due società hanno depositato il progetto integrato lo scorso venerdì 19, imponendo ora un’ iter che certamente la Regione Campania non concluderà entro il 31 marzo 2015, termine ultimo secondo la legge per un parere della Commissione Via regionale. Da aprile, con o senza parere della Campania, le carte passeranno da Napoli a Roma. Tuttavia, la mossa delle compagnie minerarie potrebbe essere vanificata dai Ministeri (dello Sviluppo economico ed Ambiente), entro il primo trimestre del nuovo anno dovranno stabilire le aree di interesse strategico, dove la semplificazione dello Sblocca Italia sarà operativo. Il rischio per le Compagnie petrolifere è che la Campania non figuri nella programmazione pluriennale. E’ stato lo stesso sindaco di Gesualdo, Domenico Forgione, raggiunto telefonicamente ieri mattina, a confermare l’avvenuto deposito del progetto. I comitati non si fermano. La scelta delle compagnie minerarie non coglie di sorpresa i Comitati, che avevano già convocato per il 3 gennaio una manifestazione di protesta. Ci si prepara alla manifestazione del 3 gennaio proprio a Gesualdo che vedrà una sosta al sito ed un grande coinvolgimento da parte della popolazione “e non si escludono  i sindaci e i partiti politici. Che vengano, però, con una sola faccia” sottolinea Carmine Cogliano. “Si entra ora nella fase in cui si cerca di fare il tutto per tutto, insistendo sui danni delle trivellazioni, per far capire all’opinione pubblica i rischi connessi alle attività minerarie”, spiega. “Tre sono i punti sui quali ci batteremo: l’impatto sul sito della Mefite, con il rischio di compromettere gli equilibri naturali dei fluidi sotterranei di origine vulcanica dal sottosuolo”, quindi “sulla eccessiva vicinanza al centro abitato (meno di 400 metri) dell’impianto”, ma anche “sul pericolo di incidenti ambientali che le trivellazioni potrebbero causare”. Carmine Cogliano, del Coordinamento irpino No Triv chiede ora che “questi atti vengano resi pubblici e pubblicati sull’Albo Pretorio per la conoscenza collettiva”. Il progetto. L’unica sostanziale novità in questa nuova ripresentazione è l’appello alla legge 156/2006, articolo 26 comma 3, che ora fa scattare nuovamente i 60 giorni per le opposizioni. Trattandosi dello stesso progetto iniziale, proposto per il medesimo sito, gli enti locali dovranno semplicemente ribadire le delibere precedenti, alla luce della nuova istanza confermativa. Per ora è una guerra di carte, in attesa che il Ministero stabilisca la programmazione dell’interesse strategico nazionale a partire dal 2015.