Nocera Inferiore

Un appartamento, un ufficio e un deposito commerciale: sono i beni intestati alla "Enterprise Sat" di Nocera Inferiore e che sono stati sequestrati preventivamente dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Salerno su disposizione del gip del tribunale nocerino. Nel mirino, Fernando De Santis, Filomena Paolino e Filomena Vicidomini, cui sono stati sequestrati beni per 1,3 milioni di euro nell'ambito dell'operazione "Ipervigile". E' la seconda "puntata" di un'indagine che ha portato, per adesso, a sequestri per quasi 8 milioni di euro. Il sequestro disposto dal sostituto Roberto Lenza riguarda beni riconducibili a De Santis: in particolare, contratti di locazione registrati dalla "Enterprise Sat" (le cui quote era già stata sequestrate), i cui canoni di affitto sarebbero finiti nelle tasche dei tre indagati. L'operazione "Ipervigile", avviata nel novembre dello scorso anno a seguito di una segnalazione da parte della Banca d'Italia, aveva portato all'arresto dei tre oltre a Pierdonato Gallitelli, unitamente alla denuncia di altre persone: per tutte, le accuse a vario titolo erano di bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita aggravata per oltre 9,8 milioni di euro, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, omesso versamento di ritenute certificate, omesso versamento iva, omesso versamento Inps di ritenute previdenziali ed assistenziali, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, spendita e introduzione nello Stato di monete falsificate e violenza privata. In tale contesto, l’Autorità giudiziaria aveva disposto sequestri per oltre 12 milioni di euro. A gennaio il Riesame aveva rideterminato l'entità delle somme bloccate a 8 milioni di euro. Le fiamme gialle in questi mesi hanno passato al setaccio oltre 20 società, tutte riconducibili - grazie anche a prestanome compiacenti - alla famiglia De Santis di Nocera Inferiore, da anni operante nel settore della vigilanza privata. In pratica, le società venivano prima spogliate di tutte le componenti produttive (attraverso cessioni di azienda o rami di azienda) e, successivamente, fatte fallire. Spesso le cariche societarie erano affidate agli stessi dipendenti, costretti - secondo la ricostruzione della finanza - ad accettare quanto loro imposto per non essere licenziati. Dopo il crac, si distruggevano o nascondevano le scritture contabili, al fine di rendere impossibile per l'Agenzia delle entrate la riscossione dei crediti. Sarebbero almeno 11 i casi di fallimenti fittizi sui quali sta indagando la magistratura. Dopo la chiusura, i dipendenti venivano assunti in nuove società create appositamente dai De Santis e affidate a "teste di legno" a loro riconducibili. Ieri, il nuovo provvedimento di sequestro di beni: l'indagine non è chiusa.

Redazione Salerno