A distanza di mesi dal trapianto di cuore, l'autopsia conferma i sospetti: la piccola Irene è morta per una crisi di rigetto. Lo hanno stabilito i periti, cardiochirurghi, cardiologi e medici legali, che hanno eseguito l'esame sul corpo senza vita della piccina di Scampia. In pratica, gli esperti nominati dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio e dal pm Valentina Rametta di Napoli, hanno detto che se i medici del Monaldi, la sera del 24 ottobre scorso, avessero accertato quando stava accadendo, Irene non sarebbe morta.
Per i periti non sarebbero stati rispettati i protocolli, quando la bambina, pallida e febbricitante, reduce da un trapianto di cuore, era stata portata dai genitori al Monaldi. Dunque si aggravano le posizioni degli indagati accusati di concorso in omicidio colposo che dopo un elettrocardiogramma hanno rimandato Irene a casa mentre era in piena crisi di rigetto.
Irene poteva essere salvata: ecco cosa è emerso dall'autopsia
La bimba di Scampia quella sera del 24 ottobre era in crisi di rigetto dopo il trapianto di cuore
Redazione Ottopagine
Si aggravano, quindi, le posizioni dei medici che l'hanno dimessa al posto di sottoporla ad un'adeguata terapia farmacologica.