Fisciano

Si sono concluse le indagini, con il relativo avviso e il rinvio a giudizio, con l’accusa di omicidio colposo, per Pietro Bottigliere, l’autista dell’autobus della Sita che investì ed uccise Francesca Bilotti il 24 novembre, nel terminal bus dell’Università a Fisciano. Il pubblico ministero della Procura di Nocera Inferiore, Amedeo Sessa, ha analizzato attentamente tutte le prove a sua disposizione, compresa la ricostruzione effettuata dall’ingegnere della motorizzazione civile di Salerno, Alessio Bertini, che ha delineato passo dopo passo, tutta la dinamica dell’incidente. Secondo il perito, la studentessa di Giffoni Valle Piana, poteva accedere all’interno del terminal bus, visto che nessun cartello lo vietava, mentre la segnaletica era molto chiara per l’uscita pedonale. In sostanza, secondo l’accusa, Pietro Bottiglieri sarebbe stato in condizione di accorgersi che in quel momento stava transitando una persona, nello specifico la 23enne iscritta alla facoltà di lingue. La morte di Francesca scosse l’intera comunità universitaria e non solo. Quella mattina del 24 novembre la studentessa era stata accompagnata in auto a Fisciano dal fidanzato. Dopo averlo salutato, entrò all’interno del Campus dall’ingresso del terminal bus, e qui fu travolta trovando la morte. La dinamica risultò chiara fin dall’inizio, supportata anche dalle immagini delle telecamere a circuito chiuso, installate all’interno del terminal. L’autobus era fermo in coda con gli altri veicoli, aspettando di poter transitare all’interno del Campus. Non appena ebbe la strada libera, Pietro Bottiglieri ingranò la marcia e senza guardare girò a sinistra. Proprio in quel momento stava transitando Francesca, che la sorte ha voluto, si trovasse in un punto in cui l’autista non poteva vederla dagli specchietti retrovisori, rimanendo così schiacciata sotto le ruote dell’autobus.