E' entrato in vigore lo scorso 21 gennaio, e sta provocando non pochi problemi ai medici di famiglia, il “decreto Lorenzin” sulla congruità delle prescrizioni. Una novità importante che sta avendo ripercussioni sul rapporto fra pazienti e sanitari, non solo quelli di base. Il decreto prevede infatti che i medici possano prescrivere determinate prestazioni a carico del Servizio sanitario nazionale – fra cui le analisi di laboratorio o gli esami radiologici – soltanto in presenza di pre-condizioni certe. In pratica, l’assistito deve corrispondere ai criteri per cui la prestazione del caso può essere garantita gratuitamente (salvo il ticket) dallo Stato.
Fra questi esami ce ne sono alcuni che fino al 21 gennaio venivano chiesti o indicati dal medico di fiducia: come la colesterolemia nelle varie composizioni (Hd, Ldl, totale) o l'azotemia. Il medico potrebbe quindi sostenere, nel rifiutare la prestazione, che non si è raggiunta l’età-soglia per un controllo di routine, o che è trascorso troppo poco tempo dall’ultimo controllo, o quant’altro. Le prestazione suscettibili di vaglio a discrezione del medico sono 208, comprese le radiografie.
Quanto alle indagini strumentali come Tac e Risonanze, potranno essere prescritte solo in presenza di un tumore già accertato, di un intervento chirurgico o di un trauma subito. Se c'è un sospetto diagnostico, l'esame gratuito dovrà essere negato ed il cittadino se lo dovrà pagare.