Avellino

«Ora - come è giusto che sia - si sprecano gli elogi ed i riconoscimenti per la scomparsa di un uomo di grande dirittura morale che aveva una visione strategica per la città e la sua comunità.Ma io non riesco ancora a dimenticare il periodo delle polemiche che condussero prima alle mie dimissioni e poi a quelle di Tonino Di Nunno. La città che lui amava e che tanto lo aveva amato gli voltò le spalle, l'opinione pubblica, che non gli fu mai amica, fu durissima nei suoi confronti. Anche nel mio partito, i Democratici di Sinistra,  che  in un primo tempo sostenne strenuamente Di Nunno, si aprì un confronto lacerante che si concluse con la decisione superare l’esperienza politica da Lui diretta. Di fronte all'alternativa tra il proseguimento di una stagione politica che, sia pur a fatica, aveva intrapreso un percorso riformatore ed il ritorno all'ancien régime, la città, le sue élites, i partiti politici, con diverso grado di consapevolezza, scelsero la seconda. Da quel momento ogni speranza di cambiamento venne definitivamente accantonata, ogni conquista venne rimessa in discussione e rapidamente fagocitata e digerita dallo stomaco robusto di una comunità cinica, indifferente e meschina».Così Geppino Vetrano ex vice sindaco giunta Di Nunno.