“La politica è un mestiere nobile, non può abbandonare a se stesso chi è in serie difficoltà. Credetemi, non so più a chi rivolgermi, ora confido solo nell’intervento del Prefetto di Avellino Carlo Sessa, persona molto sensibile e dalle grandi doti umane.” E’ lo sfogo di Giuseppe De Prisco, 40 anni di Frigento, costretto a combattere da dieci anni su una sedia a rotelle. Neppure lo sciopero della fame è servito a qualcosa. Dell’assistenza sanitaria domiciliare prevista per i casi come il suo, non vi è traccia. Giuseppe ha denunciato il suo caso anche ai carabinieri, ma fino ad oggi non si è mosso nulla. Correva il 15 maggio 2005, da quel giorno la vita di quest’uomo è cambiata completamente travolgendo in pieno anche le abitudini e i progetti della sua famiglia. L’incidente con la moto, a pochi metri dalla sua abitazione. Giuseppe finisce va in coma risvegliandosi dopo due mesi e mezzo, senza ricordare praticamente nulla dell’incidente. Dal Rummo di Benevento viene trasportato ad Imola, all’Istituto di Montecatone, un ospedale di Riabilitazione dedicato alla cura della lesione al midollo spinale. Oggi 40 anni, ne sono passati quasi dieci dall’incidente in moto, e da allora combatte quotidianamente per vivere dignitosamente la sua condizione e soprattutto pensa al futuro quando rimarrà solo. “Non ho avuto da nove anni, alcun tipo di assistenza adeguata per la mia patologia.” La sua abitazione è stata adeguata nei minimi dettagli, non nascondendo però anche in questo caso la sua delusione: “Ho dovuto acquistare, tutto da solo e fortuna che avevo qualcosa, altrimenti sarebbe stata la fine. Mai ricevuto alcun contributo fino ad oggi. In lacrime mamma Antonietta: “Il sindaco è come un padre di famiglia, come pure gli assistenti sociali, Giuseppe è un uomo. Io combatterò fino alla morte per vederlo sorridere.” Determinata la madre, come il figlio. Sono in molti a conoscere Giuseppe, sia nel circondario che attraverso i social network. La sua storia ha commosso l’Irpinia senza però scuotere finora di un millimetro i politici del territorio, distratti e sempre più attaccati alle loro poltrone. Fino ad oggi Giuseppe non si mai arreso, nonostante i tanti ostacoli e barriere. Nel giugno del 2013 diede vita anche ad un sit in davanti alla scalinata del Duomo di Frigento dove venne sarà celebrata la solenne funzione religiosa in diretta Rai. Impossibilitato ad accedere al luogo sacro Giuseppe, autore anche di un dossier in cui vengono denunciate tutte le barriere architettoniche delle strutture pubbliche che impediscono ai disabili la mobilità, organizzò la singolare protesta in carrozzella. "Avrei voluto partecipare anche io a quella celebrazione, ma non fu possibile, per la mancanza di uno scivolo e a causa della rampa molto ripida.” Ostacoli architettonici assurdi qui come in altri luoghi. Sono numerose infatti le strutture e gli edifici pubblici, chiese comprese, dove sono assenti passerelle e rampe d'accesso riservate ai disabili. La protesta di Giuseppe ci riporta alla mente il calvario di Paola Piombino ad Ariano Irpino, donna esemplare venuta a mancare negli anni scorsi, che ha lottato tanto per la sua vita e per quella degli altri, spesso ostacolata da una burocrazia imperdonabile. Chi non ricorda le sue sacrosante battaglie in Piazza Mazzini. Un paradosso e una vera e propria ingiustizia dover combattere ogni giorno per ottenere servizi che spettano di diritto a chi nella vita è meno fortunato. Giuseppe non chiede elemosina, ma semplicemente di poter vivere una vita serena, insieme alla sua mamma che non lo ha mai lasciato solo, una vita senza più lottare.
Gianni Vigoroso