«La vera casta in Italia è quella della magistratura che chiusa in sé stessa non vuole riforme né nuove leggi. Ritiene di avere un ruolo di contestazione nei confronti del sistema politico, e quindi si attribuisce un ruolo etico che è fuori dalla tradizione giuridica del nostro Paese e che compromette la democrazia. Aggiungo, che il ruolo delle correnti mortificano la magistratura al suo interno». E’ quanto ha affermato Giuseppe Gargani nel corso del convegno “magistratura e politica” che si è tenuto ieri pomeriggio nell’Aula dei Gruppi Parlamentari. La doppia presentazione dei libri “In nome dei pubblici ministeri” scritto dall’ex sottosegretario alla Giustizia Gargani e “Io non posso tacere” dell’ex procuratore capo di Prato Piero Tony. Gargani che da molti anni ha denunciato la crisi istituzionale del nostro sistema giudiziario, ha rimarcato: «La sentenza Mannino è una sconfitta di Pirro». Dura presa di posizione anche da parte dell’ex procuratore Tony: «Le correnti della magistratura sono nate come centri di aggregazione culturale, ma poi sono diventati centri di potere, davvero dannosi per il nostro sistema giudiziario». Per l’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia e della Camera dei deputati Luciano Violante: «Quando la politica è debole, a decidere è sempre la magistratura». Fiandaca ha contestato la cultura dei pubblici ministerii». Anche il presidente dell'Associazione ex parlamentari Gerardo Bianco sostanzialmente concorde con le tesi di Gargani e Tony, ma  ritiene comunque di non aver commesso un errore nel votare la modifica dell’art. 68 e cioè le guarentigie accordate ai parlamentari. Tra i partecipanti al convegno: Gianni Letta, Alberto Brandani, Gabriele Albertini, Fabrizio Cicchitto, Massimo Garavaglia, Antonio Preto, Angelo Sanza, Giacomo Caliendo e Paolo Salvatore, ex presidente del Consiglio di Stato.