Calitri

Le immagini hanno perso oggi quello spazio privilegiato dal quale aspettavano i nostri sguardi. Nell’affollamento delle nuove vie di comunicazione vorremmo quindi trovare un luogo in cui ristabilire questo scambio.  A sostenerlo è Hans Belting,  antropologo tedesco che ha dedicato gran parte dei suoi studi alla storia culturale delle immagini.   La sua riflessione sembra aderire a quella di una giovane fotografa irpina che legge attraverso i suoi scatti la qualità dei luoghi in cui viviamo. Emanuela Di Guglielmo, classe 1979 originaria di Calitri vive ormai da un paio d’anni a Londra dove alterna il suo lavoro di fotografa allo studio della lingua in un college ed un lavoro par- time per supportare le spese quotidiane. Emanuela fa parte da tempo dello staff organizzativo del Calitri Sponz Fest di Vinicio Capossela e da tre anni è la fotografa  ufficiale, supportata da altri fotografi. Cura, inoltre, l’archivio fotografico dalla prima edizione «La fotografia è un’arte: nel momento in cui dietro agli scatti c’è un filo conduttore ed un progetto fotografico ed emozionale. E’ questo che spinge il fotografo a ricercare e ad allargare la sua ricerca e visione delle cose. I selfie, oggi così di moda, sono foto istantanee che catturano un momento, oppure come spesso capita anche a me con lo smartphone di partire da uno scatto veloce, per strada o leggendo dei libri e poi da lì parte un nuovo progetto.  Se i selfie nascono così sono ok, ma il resto non è fotografia.Credo che chi sappia inquadrare o leggere una quinta “Teatrale” lo sappia fare al di là del mezzo, quello che conta è lo sguardo».   

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Marina Brancato