Nazzareno Orlando, esponente storico della destra locale nella quale vanta una militanza seconda a nessuno, al Comune di Benevento ha ricoperto quasi tutti i ruoli, assessore, consigliere, prima di maggioranza e oggi di opposizione.
Partiamo: c’è un aspetto che più l’ha provata in tanti anni di attività nella politica locale? «Sentirsi ripetere: voi politici siete tutti uguali».
Meglio in maggioranza o all’opposizione? «Due condizioni diverse, nella prima c’è l’onore di rappresentare, nella seconda c’è il dovere della verifica e della controproposta. Due esperienze egualmente gratificanti se ben condotte».
Anche nel quadro politico attuale? «Ora è tutto più complicato, mancano le emozioni e le condivisioni».
Invece, cosa è mancato finora per ottenere la candidatura alla fascia tricolore? «Mi è mancata la capacità di tradire amicizie e percorsi condivisi. Essere coerenti sembra non pagare più in politica».
Oggi ha recuperato quel gap? «Credo di sì, avendo provato sulla mia pelle cosa significa essere quasi al traguardo per poi fare passi indietro all’ultimo istante».
Parliamo di altre elezioni: Quagliariello e Caldoro quale personalità è più vicina alla sua estrazione? «Io vengo dalla cosiddetta Destra Sociale. Mi risulta difficile dare una risposta razionale. L’altra volta ho votato per Caldoro. Vedremo».
Una bella confusione: come se ne esce? «Attrezzandosi con scelte nuove e credibili. Parlando con la gente. Ascoltandola. Impegnandosi quotidianamente. Eliminando i privilegi. Un po’ di equità in più».
Sempre sulle regionali: chi sta messo peggio il centrosinistra o il centrodestra? «Il centrodestra è momentaneamente assente. Il centrosinistra è sempre più di centro e sempre meno di sinistra. E quando dico di centro parlo anche di alcuni metodi di intendere e fare politica».
E i 5 Stelle: un giudizio sulla proposta per la Campania? «Riconosco al M5S un lavoro costante. Trovo spesso inspiegabile, però, la loro chiusura a riccio. La proposta per la Campania la trovo interessante in molti suoi punti: approfondirò».
La candidata sannita, Francesca Maio, propone un tetto da 5mila euro per i consiglieri, d’accordo? «Assolutamente sì! Conosco la Maio e credo non sia una proposta demagogica! Bisognerebbe però razionalizzare tali scelte cominciando da altre cariche ed alti incarichi».
Un voto ai deputati regionali eletti nel Sannio? «Non sono un professore e, dunque, non credo sia il caso di distribuire giudizi (se proprio devo cimentarmi: 5-). Sono invece convinto che saranno gli elettori a dare i voti che essi meritano».
De Girolamo ha detto che lei potrebbe rappresentare il Sannio in Regione: poi si è mai fatta sentire? «Solo uno scambio di sms e di auguri. Comunque la ringrazio per averlo detto».
Immagini: lei è consigliere regionale, come valorizzare il Sannio in Campania? «Preesistenze storico culturali, sapori, bellezze naturali, turismo termale e religioso, occupazione giovanile, laboratori di formazione legati a quanto prima accennato,ambiente e salute dei cittadini: insomma sviluppo possibile».
Ora è sindaco: la sua prima iniziativa? «Tenterei di restituire dignità alle ‘culture’ della mia comunità per generare un nuovo sogno. Insomma un mix di sogni, progetti e fatti concreti».
Un passo indietro, assessore alla Cultura: come si riaprono i teatri cittadini? «Con un progetto che sappia mettere insieme pubblico e privato. Nuovo smalto alla Fondazione Città Spettacolo perché è uno strumento straordinario. Purtroppo è da troppo tempo che non si programma più nulla né nei teatri né fuori. E’ necessario dare più spazio alle qualità artistiche della città».
Un bel po’ di passi indietro, cittadino semplice: contento di questa classe politica? «Difficile spogliarsi dai panni di piccolo tassello della stessa. Diciamo che è sempre possibile fare di più e meglio e che i cittadini potrebbero, con le loro scelte future, e senza farsi condizionare, cambiare ciò che ritengono meriti di essere rimosso».
Dunque per concludere? «Non è più il momento di lasciarsi incantare da promesse. E’ il momento delle rivoluzioni positive, delle scelte mirate, della collaborazione saggia tra l’entusiasmo dei giovani e l’esperienza di quelli che non lo sono più. Per ridare un senso ad un momento storico… che senso non ne ha!».
di Antonio Orafo