Atripalda

«Sono nato ad Atripalda il 28 febbraio 1929. A 14 anni, durante il bombardamento ad Avellino dell’11 settembre 1943, una scheggia mi entrò nel palato e fuoriuscì dal lato parietale destro con perdita di materia cerebrale. Questo incidente alterò il mio carattere e rese difficile il mio inserimento sociale: divenni un irrequieto. Per questa mia irrequietezza il Tribunale di Napoli mi fece internare nel riformatorio, il cosiddetto ‘Serraglio’ di Piazza Carlo III».

 A parlare è Alfredo Bonazzi, poeta di Atripalda scomparso in questi giorni dopo una lunga malattia. Il brano rappresenta l’incipit di un’intervista a “La Voce della Campania”, dal titolo Squalificati a vita, pubblicata nel numero del 16 luglio 1975 dal giornalista Marino Marquardt. Un documento inestimabile, e purtroppo dimenticato, per la ricostruzione dell’esperienza umana e poetica dello scrittore di Atripalda, che negli anni ’70, con la sua storia e soprattutto con l’intensità dei suoi versi, si impose all’attenzione dell’editoria e del mondo letterario in Italia. “Ergastolo azzurro”,  “L’infanzia di Caino”,  “Squalificati a vita” sono solo alcuni titoli delle sue raccolte di versi. 

Marina Brancato