Avellino

Metà del gruppo consiliare del Pd non si presenta nella sede di via Tagliamento al confronto indetto dal segretario Carmine De Blasio e il sindaco Paolo Foti annuncia di essere pronto a rimettere il mandato nelle mani dei vertici nazionali. Ecco, in estrema sintesi, cosa è accaduto la scorsa sera nell'ambito della lunga telenovela del partito democratico avellinese. All'appuntamento si sono presentati in otto: Laura Nargi, Giuseppe Tornatore, Silvia Amodeo, Adriana Percopo, Enza Ambrosone, Carmine Montanile, Franco Russo e l'ex capogruppo Ida Grella che ha confermato le sue dimissioni e la volontà di non tornare indietro sui suoi passi. Con loro il primo cittadino, il presidente del consiglio Livio Petitto e il vice sindaco Elena Iaverone. Assenti Francesca Di Iorio, i consiglieri di Davvero-Verdi Gianluca Festa, Giuseppe Negrone e Antonio Genovese, Geppino Giacobbe e i membri dell'area D'Amelio, Salvatore Cucciniello, Francesca Medugno e Mario Cucciniello. Durante l'incontro Foti ha letto una lettera inviata al vicepresidente nazionale del Pd Guerini in cui esprime tutte le difficoltà a gestire un'amministrazione nella quale ad ogni elezione il gruppo del Pd tende a riposizionarsi a secondo dei risultati ottenuti dalle diverse correnti. E per questo essere pronto a rimettere il mandato a disposizione dei vertici nazionali del partito. Questo, in sostanza, il senso della missiva che sarebbe stata recapitata anche ai deputati irpini Luigi Famiglietti e Valentina Paris, oltre che alla presidente del consiglio regionale Rosetta D'Amelio. Nel corso della discussione, inutile da un punto di vista concreto, visti i numeri, non sono mancati anche scontri dialettici accesi, come quello tra Foti e Ambrosone. Ora non resta che attendere l'esito della riunione del gruppo consiliare di questo pomeriggio. Confronto al quale dovrebbero partecipare tutti i membri. Mentre per domani è previsto un altro appuntamento. Allo stesso tavolo siederanno tutti i rappresentanti delle componenti del partito contrarie alla gestione De Blasio. A questo punto, data la forte interdipendenza tra Pd e Comune, se prima la situazione a Palazzo di Città era critica, ora si è fatta davvero a rischio.

Alessandro Calabrese