Nusco

Il progetto pilota rischia di provocare disequilibrio fra le comunità locali. Interviene l'ex consigliere La provincia di Avellino ha bisogno di un’idea strategica di sviluppo che superi la parcellizzazione degli interventi e punti alla promozione complessiva dei territori. Uno sviluppo integrato ed ecocompatibile, capace di valorizzare le risorse locali, che sia in grado di trasformare il sistema Irpinia in un attrattore economico e culturale e soprattutto che diventi fonte di lavoro per le migliaia di disoccupati giovani e meno giovani.

 

E’ per questa ragione che l’avvio del Progetto pilota dell’Alta Irpinia, che sicuramente costituisce un’importante opportunità per quell’area della provincia e per il quale bene fanno i sindaci ad impegnarsi per la sua riuscita, pone quantomeno un dubbio o un quesito: non c’è il rischio che l’intervento si trasformi in un elemento di disequilibrio tra comunità locali? Avremo, insomma, un Sud del Sud, le zone interne delle zone interne? Un interrogativo che non a caso ho posto all’ex ministro Fabrizio Barca e al presidente Ciriaco De Mita, durante una lezione del corso specialistico post- laurea di Formazione politica dell’Università “Suor Orsola Benincasa” che si tiene a Nusco ed al quale partecipo in veste di discente. Ma purtroppo non ho avuto risposta.

Una parte consistente della nostra provincia, che comprende il capoluogo e la corona urbana, la Valle del Sabato, la Valle Caudina, il Lauro-Baianese, il Serinese-Solofrano ed il Montorese, ad oggi è fuori da ogni ipotesi concreta di sviluppo. Anche lo stesso progetto dell’Alta Capacità in Ufita con la stazione logistica internodale, che la collegherà al versante adriatico del Paese, senza una connessione con il nucleo industriale di Avellino, rischia di alimentare una logica ad escludendum.

 

Un intervento a lungo termine, che si protrarrà fino al 2025, per il quale sono previsti ingenti finanziamenti comunitari, che sposterà l’asse di sviluppo in direzione della Puglia, mentre una parte consistente dell’Irpinia guarda alla direttrice Napoli- Salerno ed ai grandi attrattori culturali, universitari e turistici allocati su quest’altro versante. Bisogna sicuramente evitare una guerra tra poveri e tra comunità dello stesso territorio, ma anche e soprattutto una visione campanilistica e limitata delle progettazioni.

 

L’Irpinia tutta e le zone interne complessivamente debbono cogliere la sfida dello sviluppo integrato allargando gli orizzonti. E’ altresì tempo che le istituzioni, le forze politiche sociali ed imprenditoriali della bassa e media provincia di Avellino costruiscano risposte a questa esigenza, puntando sull’innovazione, sulla promozione delle eccellenze e sulla messa in rete delle risorse rilanciando operativamente i Sistemi di sviluppo locale e tenendo conto del Piano territoriale di sviluppo della Regione. Di qui l’invito al presidente dell’amministrazione provinciale Domenico Gambacorta ed a Paolo Foti, sindaco di Avellino, capoluogo alla ricerca di un ruolo e non di un primato, di dar vita insieme agli altri attori locali ad un progetto di sviluppo, recuperando il tempo perduto – non da loro, ma in generale - per la stesura dei Piani strategici di area.