Decesso di Anna Esposito, nuovi elementi sulla tragedia del commissario di polizia trovato cadavere a Potenza il 12 marzo 2001.
In seguito alla richiesta di archiviazione c’è stata la formale opposizione da parte della costituita parte civile rappresentata dall’avvocato Angela Cisale. Alla base dell’istanza c’è un contrasto tra le due consulenze tecniche: il perito Introna della procura di Potenza parla di suicidio, mentre dal canto suo il ctu del tribunale fa riferimento a fratture che sarebbero collegabili ad una violenta colluttazione prima del decesso, con quattro costole fratturate, e tra le ipotesi, l’istigazione al suicidio.
Secondo la parte civile, due o tre ore prima che si consumasse la tragedia, la poliziotta aveva messo centocinquantamila lire di benzina nell’auto, e il giorno prima aveva acquistato nella “sua” Cava cosmetici per trecentomila lire, come a testimoniare l’incongruità del proposito di togliersi la vita. A ciò si aggiunge l’alterazione dello stato dei luoghi prima ancora dell’arrivo dei pm Santoro e Basentini sul luogo del delitto. La poliziotta in quel periodo stava indagando anche sulle attività politiche di Forza Nuova. I due pm titolari dell’inchiesta avevano presentato richiesta di archiviazione per il giornalista Luigi Di Lauro, ex compagno della donna nonché unico indagato.
Quest’ultimo si è sempre difeso professando la sua innocenza, così come i familiari della donna non hanno mai creduto all’ipotesi del suicidio. La riesumazione comportò l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex compagno. In base alle risultanze della prima inchiesta, il cadavere sarebbe stato ritrovato con una cintura intorno al collo ed attaccata alla maniglia della porta del bagno: fu la prima autopsia a ritenere “atipica” la dinamica del suicidio, per la distanza del corpo dal pavimento.
Redazione Sa