"Il personale penitenziario, già duramente provato dal clima di guerra in carcere con aggressioni quotidiane e da turni di lavoro massacranti, non è stato assunto per fare da "guardone" ed ha una sua dignità che va difesa".

Così il segretario generale del sindacato polizia penitenziaria  Aldo Di Giacomo che aggiunge: "Le nuove linee del Dap sui "colloqui intimi" stanno provocando grande indignazione perché non abbiamo mai messo in discussione il diritto all’affettività dei detenuti ma non ci saremmo mai aspettati che adesso gli agenti debbano svolgere funzioni di guardoni-controllori fuori la porta.

Gli istituti si trasformano in stanze da letto per consentire incontri intimi nello stesso numero di quelli visivi fruiti mensilmente. E meno male che è lo stesso ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a dichiarare che solo 32 istituti dispongono di spazi “potenzialmente idonei”, e che quindi per tutti gli altri sono allo studio
altre misure.

Qualcuno - continua Di Giacomo - dovrebbe ricordare quanto accaduto nel 2022 con la decisione dei ministri di giustizia e dell’economia di stanziare 28 milioni di euro per la costruzione di casette prefabbricate o mini appartamenti da destinare alle “relazioni affettive dei detenuti”, uno schiaffo pesante al personale penitenziario che lavora in condizioni difficili senza avere a disposizione servizi decorosi quali un semplice spogliatoio e una mensa decente.

Sembra dunque abbandonato il progetto delle “casette per l’amore” e virando per le celle prefabbricate adesso si pensa ad una platea di potenziali beneficiari di quasi 17mila detenuti. Ci sarà una nuova mole di lavoro aggiuntivo che si scaricherà sugli agenti. Come sindacato - continua Di Giacomo - non abbiamo mai
considerato ininfluenti i problemi di affettività e di sesso dei detenuti anche per prevenire gli atti di violenza sessuale e stupro che nelle celle avvengono per la stragrande maggioranza dei casi senza denunce ma non possiamo consentire che prima si pensi alle stanze per l’amore e poi a tutto il resto”.