Benevento

17 marzo 2006, non è una data qualunque per la storia della strega. Quella sera, era di venerdì, Oreste e Ciro Vigorito si presero il Benevento, guardandosi negli occhi e promettendo l'uno all'altro di regalare un'emozione. La società era nelle mani di Older Tescari, biellese a capo di un'industria tessile. Aveva rilevato la società grazie al Lodo Petrucci (che salvava quella precedente dalla cancellazione per fallimento), ma dopo 6-7 mesi era già in grosso affanno. Quella sera, nella sede della Provincia e alla presenza del presidente Carmine Nardone, Oreste Vigorito confidò al fratello: “Se vogliamo acquistare il Benevento mettiamoci una mano davanti a gli occhi, i conti li faremo dopo”. Parole passate alla storia, quella iniziata 19 anni fa. Una presidenza longeva come poche, non solo nell'ambito del calcio giallorosso. Che ha cambiato di sana pianta le sembianze di una società che era l'unica di un capoluogo in Campania a non aver mai vissuto un'esperienza in serie B. 19 anni intensi, nelle delusioni e nelle gioie. 19 anni di storia che hanno cambiato... la storia. 

La B è arrivata nel 2016, l'anno dopo, come in un film, è arrivata persino la serie A.

Da far girare la testa a chi non aveva visto altro che i campi polverosi di C e D. Due volte in A, la seconda (2019/20) stracciando tutti i record esistenti con Pippo Inzaghi alla guida: 18 punti di vantaggio sulla seconda (il Crotone), migliore attacco (67 gol), maggior numero di vittorie (26), minor numero di sconfitte (4). Chi la dimentica la t-shirt celebrativa con su scritto “A suon di record”?

Il calcio è come la vita, fatta di alti e bassi, di grandi gioie e di delusioni. Il 19° compleanno dell'era Vigorito lo si festeggia in serie C, con l'idea mai repressa di rivivere presto i fasti di qualche anno fa. “Solo chi cade può risorgere”, l'ha ripetuto tante volte insieme a quelle parole “rubate” ad Ernesto Che Guevara: “Io non faccio un passo indietro neanche per prendere la rincorsa”. 

Come dire: 19 anni dopo, la storia continua.