Avella

Ad Avella, archeologia e gastronomia servite nello stesso piatto, in pubblica piazza, con l’Antiquarium a soli 300 metri. Un fatto che induce ad una seria riflessione. E’ giusto o meno utilizzare una kermesse gastronomica come vetrina per la valorizzazione del patrimonio archeologico? Se ne discute da qualche giorno, con toni a tratti aspri e polemici. Da quando cioè, in occasione di “Pane, Ammore e Tarantella”, manifestazione per gli amanti delle tipicità culinarie dell’entroterra irpino, il Comune di Avella, di concerto con la Sovrintendenza ai Beni Culturali, ha promosso ed organizzato il “Museo Archeologico all’aperto”.

Decine e decine di reperti archeologici, solitamente custoditi nell’Antiquarium, sono stati portati in piazza e mostrati al pubblico all’interno di teche in vetro. L’iniziativa ha certamente attirato l’interesse dei visitatori. Contemporaneamente, però, a poche decine di metri, c’era altra gente che gustava saporitamente magari panini con salsicce. Circostanza che ha indotto numerosi cultori di storia patria a gridare allo scandalo.

Tra questi, Armando Sodano, curatore del blog informativo AbellArte. «Avella possiede tesori che vanno tutelati e che non possono essere svenduti o messi a repentaglio, solo per fare un po’ di scenografia. Si tratta di resti archeologici di 2500 anni e più, che raccontano la storia, che dovranno continuare a raccontarla per molti anni ancora. Mi chiedo: per quanto tempo ancora potranno continuare a raccontarla, la storia, se si persevera a utilizzarli in questo modo? Non bisogna dimenticare, inoltre, che siamo ad Avella, il regno del vento, forte ed improvviso. Non c’è stato, ma se ci fosse stato altro che vigilanza. Ecco perché mi meraviglia, non poco, come la Sovrintendenza abbia potuto autorizzare una simile iniziativa».

Abbiamo girato le considerazioni di Sodano alla dottoressa Raffaela Bonaudo, funzionario della Sovrintendenza presso la sede di Avella. E’ stata proprio lei ad autorizzare il “Museo Archeologico all’aperto” e ci spiega il perché. «Non ci vedo nulla di scandaloso. L’obiettivo della Sovrintendenza è quello di aprirci sempre più al pubblico e al territorio», replica subito la Bonaudo, che poi esplicita ancor più compiutamente il proprio pensiero. «Facciamo gli straordinari per allungare l’apertura dei musei, ma le persone non vi mettono piede – continua – Da qui lo sforzo di portare l’archeologia tra la gente. Personalmente, non mi appartiene l’idea che la cultura possa essere riservata solo ad un pubblico di nicchia. Inoltre, poiché stiamo stati ad autorizzare il museo all’aperto, posso dire con assoluta certezza che le due manifestazioni, quella culturale e quella gastronomica, si sono svolte in maniera del tutto separata. Tanto più che nella stessa serata, presso l’anfiteatro, s’è tenuta un’altra brillante iniziativa in occasione della chiusura del bimillenario augusteo». 

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Rocco Fatibene